Il saggio si occupa delle strategie retoriche di tentazione messe in atto nel Paradise Lost di Milton. La figura di Satana – il Male originario e assoluto – emerge sia attraverso il proprio discorso sia attraverso la descrizione fatta dalla voce narrante in un’ambigua presa di distanza morale che non corrisponde alla seduzione direttamente agita dal protagonista. In tale scarto si situa un nuovo modo di vedere la negatività del male, non più come antagonista del bene in un sistema di valori oppositivi e di allegoresi morale, bensì come interiorizzazione psicologica. Il male si umanizza, la sua negatività ne risulta sminuita – sia pure se stigmatizzata teoricamente. Il testo crea quindi le condizioni per una identificazione del lettore nel personaggio più complesso e sfaccettato, cioè il Satana dinamico e potente attore sulla scena del peccato originale. Quello che rende nuova la rappresentazione che Milton fa del Male è che Satana è un personaggio a metà tra due tradizioni di pensiero: da un lato il pensiero greco con la netta divisione tra le forze del bene e del male, o quello persiano con la sua distinzione tra luce e tenebre, come nel dualismo manicheo, dall’altra la tradizione ebraica basata sul senso della storia e della psicologia. Il poema di Milton dunque mescola due modelli di narrazione: quello dell’epica che gli fornisce l’ossatura poetica e il genere appropriato per un tema così alto da trattare, e quello biblico ebraico che mette in relazione gli eventi in una catena causale, secondo una lettura tipologica protestante piuttosto che allegorica, e contestualmente permette di dare spessore psicologico ai personaggi, dotandoli di libero arbitrio.

«Non serviam»: Milton e la seduzione satanica

Innocenti Loretta
2018-01-01

Abstract

Il saggio si occupa delle strategie retoriche di tentazione messe in atto nel Paradise Lost di Milton. La figura di Satana – il Male originario e assoluto – emerge sia attraverso il proprio discorso sia attraverso la descrizione fatta dalla voce narrante in un’ambigua presa di distanza morale che non corrisponde alla seduzione direttamente agita dal protagonista. In tale scarto si situa un nuovo modo di vedere la negatività del male, non più come antagonista del bene in un sistema di valori oppositivi e di allegoresi morale, bensì come interiorizzazione psicologica. Il male si umanizza, la sua negatività ne risulta sminuita – sia pure se stigmatizzata teoricamente. Il testo crea quindi le condizioni per una identificazione del lettore nel personaggio più complesso e sfaccettato, cioè il Satana dinamico e potente attore sulla scena del peccato originale. Quello che rende nuova la rappresentazione che Milton fa del Male è che Satana è un personaggio a metà tra due tradizioni di pensiero: da un lato il pensiero greco con la netta divisione tra le forze del bene e del male, o quello persiano con la sua distinzione tra luce e tenebre, come nel dualismo manicheo, dall’altra la tradizione ebraica basata sul senso della storia e della psicologia. Il poema di Milton dunque mescola due modelli di narrazione: quello dell’epica che gli fornisce l’ossatura poetica e il genere appropriato per un tema così alto da trattare, e quello biblico ebraico che mette in relazione gli eventi in una catena causale, secondo una lettura tipologica protestante piuttosto che allegorica, e contestualmente permette di dare spessore psicologico ai personaggi, dotandoli di libero arbitrio.
2018
Il Piacere del Male. Le rappresentazioni letterarie di un’antinomia morale (1500-2000)
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