Nel contesto internazionale si è da tempo ricono- sciuto nel patrimonio naturale, artistico e culturale quel volano di sviluppo economico e sociale che si traduce in nuove forme di imprenditorialità creativa [Bowitz e Iben- holt 2009, 1], in particolare, per quei paesi che, come l’Italia, sono ampiamente dotati di questo tipo di risorse [Symbola 2015; Casini 2016]. È, infatti, evidente che un patrimonio culturale conservato e valorizzato adeguata- mente possa alimentare sia la macchina del turismo, sia le produzioni manifatturiere culture driven [Zorloni e Tiezzi 2013] ricavandone varie forme di sostegno finanziario. A fronte di tale situazione, tuttavia, permane un evidente squilibrio tra il valore del patrimonio e la dimensione degli investimenti che negli anni sono stati destinati alla sua tutela, in netto contrasto con gli obiettivi dichiarati di valorizzazione dello stesso a partire da quanto pre- scritto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.l. 42/2004), in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione italiana. L’Italia figura così in posizione arretrata per l’in- vestimento in cultura e per i livelli di occupazione in am- bito culturale, di innovazione tecnologica e di sviluppo di conoscenze e competenze in grado di sostenere l’eco- nomia creativa, rispetto al più attivo contesto europeo. Il circuito che dovrebbe connettere cultura e crescita eco- nomica [Caliandro e Sacco 2011] appare quindi inter- rotto e richiede una riflessione approfondita sui limiti di tale sviluppo.
IL DIALOGO (IM)POSSIBILE TRA MOSTRE E MUSEI COME ESPRESSIONE DEL MADE IN ITALY
CALCAGNO, Monica;COLLAVIZZA, ISABELLA;RICCIONI, Stefano
2017-01-01
Abstract
Nel contesto internazionale si è da tempo ricono- sciuto nel patrimonio naturale, artistico e culturale quel volano di sviluppo economico e sociale che si traduce in nuove forme di imprenditorialità creativa [Bowitz e Iben- holt 2009, 1], in particolare, per quei paesi che, come l’Italia, sono ampiamente dotati di questo tipo di risorse [Symbola 2015; Casini 2016]. È, infatti, evidente che un patrimonio culturale conservato e valorizzato adeguata- mente possa alimentare sia la macchina del turismo, sia le produzioni manifatturiere culture driven [Zorloni e Tiezzi 2013] ricavandone varie forme di sostegno finanziario. A fronte di tale situazione, tuttavia, permane un evidente squilibrio tra il valore del patrimonio e la dimensione degli investimenti che negli anni sono stati destinati alla sua tutela, in netto contrasto con gli obiettivi dichiarati di valorizzazione dello stesso a partire da quanto pre- scritto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.l. 42/2004), in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione italiana. L’Italia figura così in posizione arretrata per l’in- vestimento in cultura e per i livelli di occupazione in am- bito culturale, di innovazione tecnologica e di sviluppo di conoscenze e competenze in grado di sostenere l’eco- nomia creativa, rispetto al più attivo contesto europeo. Il circuito che dovrebbe connettere cultura e crescita eco- nomica [Caliandro e Sacco 2011] appare quindi inter- rotto e richiede una riflessione approfondita sui limiti di tale sviluppo.File | Dimensione | Formato | |
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