Le pratiche partecipative sono ormai raccomandate da molte organizzazioni internazionali, sono state promosse dai programmi europei e hanno fatto capolino anche nella legislazione italiana, soprattutto nel campo della riqualificazione urbana, delle politiche sociali e degli interventi per lo sviluppo locale. Esistono numerosi manuali che possono aiutare le amministrazioni pubbliche a districarsi nella crescente offerta di metodologie partecipative. In Italia gli studi empirici sui processi di partecipazione hanno cominciato a raggiungere, negli ultimi tempi, un estensione ragguardevole. Alla radice di questa diffusa ricerca e sperimentazione c’è una comune percezione dello stato di crisi in cui versano le istituzioni della democrazia rappresentativa sia per “l’eclissi” della democrazia dei partiti, sia per la diminuita affidabilità della concertazione centralizzata tra il governo e i grandi gruppi di interesse (Bobbio e Pomatto, 2007; Laino, 2010). Le esperienze di coinvolgimento di cittadini nelle scelte pubbliche costituiscono, pertanto, un tentativo di dare una risposta non populistica alla crisi della democrazia rappresentativa, nel senso che prefigurano percorsi strutturati (e, in qualche modo, regolati). Alla base della difficoltà del modo di funzionare delle istituzioni democratiche sembrano essere le grandi trasformazioni socio-economiche in corso, che richiedono un adattamento al nuovo contesto per poterne rinsaldare i fondamenti stessi, aggiornando/adattando le funzioni istituzionali (Aragon et al., 2014). E’ infatti cambiata anche la natura dei problemi che le collettività si trovano ad affrontare: i problemi appaiono più complessi e le soluzioni interdipendenti, le variabili da considerare per ciascuna decisione sono più numerose e più rapidamente mutevoli. Emergono nuovi bisogni sociali – per esempio legati alla qualità della vita e dell’ambiente, all’affermazione di identità culturali più variegate – nuovi bisogni che entrano in contrasto con altri obiettivi importanti.

Empowerment attraverso la valutazione partecipata

PANOZZO, Fabrizio
2016-01-01

Abstract

Le pratiche partecipative sono ormai raccomandate da molte organizzazioni internazionali, sono state promosse dai programmi europei e hanno fatto capolino anche nella legislazione italiana, soprattutto nel campo della riqualificazione urbana, delle politiche sociali e degli interventi per lo sviluppo locale. Esistono numerosi manuali che possono aiutare le amministrazioni pubbliche a districarsi nella crescente offerta di metodologie partecipative. In Italia gli studi empirici sui processi di partecipazione hanno cominciato a raggiungere, negli ultimi tempi, un estensione ragguardevole. Alla radice di questa diffusa ricerca e sperimentazione c’è una comune percezione dello stato di crisi in cui versano le istituzioni della democrazia rappresentativa sia per “l’eclissi” della democrazia dei partiti, sia per la diminuita affidabilità della concertazione centralizzata tra il governo e i grandi gruppi di interesse (Bobbio e Pomatto, 2007; Laino, 2010). Le esperienze di coinvolgimento di cittadini nelle scelte pubbliche costituiscono, pertanto, un tentativo di dare una risposta non populistica alla crisi della democrazia rappresentativa, nel senso che prefigurano percorsi strutturati (e, in qualche modo, regolati). Alla base della difficoltà del modo di funzionare delle istituzioni democratiche sembrano essere le grandi trasformazioni socio-economiche in corso, che richiedono un adattamento al nuovo contesto per poterne rinsaldare i fondamenti stessi, aggiornando/adattando le funzioni istituzionali (Aragon et al., 2014). E’ infatti cambiata anche la natura dei problemi che le collettività si trovano ad affrontare: i problemi appaiono più complessi e le soluzioni interdipendenti, le variabili da considerare per ciascuna decisione sono più numerose e più rapidamente mutevoli. Emergono nuovi bisogni sociali – per esempio legati alla qualità della vita e dell’ambiente, all’affermazione di identità culturali più variegate – nuovi bisogni che entrano in contrasto con altri obiettivi importanti.
2016
Italia 1945-2045. Urbanistica prima e dopo. Radici, condizioni, prospettive
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