Il capitolo identifica nel dualismo il fondamento della violenza strutturale nei confronti delle donne. Il dualismo infatti si trasforma inevitabilmente nella vittoria sistemica e strutturale di un genere sull’altro e differisce dalla dualità che è invece garante dell’elemento vitale della differenza sessuale. Esplicitando il meccanismo secondo il quale viene reso “naturale” ciò che invece è “culturale”, Candiotto descrive, nelle loro caratteristiche principali, le dinamiche che conducono dall’iperseparazione all’inglobamento come violenza simbolica. Questo capitolo fornisce inoltre un’accurata analisi linguistica e fi losofi ca del preambolo alla Convenzione, portando in evidenza alcuni limiti. In particolare, Candiotto sottolinea come nella traduzione italiana le parole “equality” ed “égalité” siano state tradotte a volte come “uguaglianza” e a volte come “parità”, creando pericolosi slittamenti semantici verso l’espressione “uguaglianza di genere”. Il carattere performativo del linguaggio, infatti, rischia in questo modo di mediare una modello di prevenzione della violenza nei confronti delle donne incapace di ottemperare ai principi sanciti dalla “gender equality”. Il capitolo si conclude enucleando alcune prospettive, specialmente in merito agli impegni assunti dagli Stati parte, ed evidenziando come questi richiedano una chiara presa di posizione nei confronti di una trasformazione della cultura-struttura.
Il dualismo strutturale e la natura-cultura della violenza contro le donne. Una lettura filosofica del preambolo alla Convenzione di Istanbul
CANDIOTTO, LAURA
2016-01-01
Abstract
Il capitolo identifica nel dualismo il fondamento della violenza strutturale nei confronti delle donne. Il dualismo infatti si trasforma inevitabilmente nella vittoria sistemica e strutturale di un genere sull’altro e differisce dalla dualità che è invece garante dell’elemento vitale della differenza sessuale. Esplicitando il meccanismo secondo il quale viene reso “naturale” ciò che invece è “culturale”, Candiotto descrive, nelle loro caratteristiche principali, le dinamiche che conducono dall’iperseparazione all’inglobamento come violenza simbolica. Questo capitolo fornisce inoltre un’accurata analisi linguistica e fi losofi ca del preambolo alla Convenzione, portando in evidenza alcuni limiti. In particolare, Candiotto sottolinea come nella traduzione italiana le parole “equality” ed “égalité” siano state tradotte a volte come “uguaglianza” e a volte come “parità”, creando pericolosi slittamenti semantici verso l’espressione “uguaglianza di genere”. Il carattere performativo del linguaggio, infatti, rischia in questo modo di mediare una modello di prevenzione della violenza nei confronti delle donne incapace di ottemperare ai principi sanciti dalla “gender equality”. Il capitolo si conclude enucleando alcune prospettive, specialmente in merito agli impegni assunti dagli Stati parte, ed evidenziando come questi richiedano una chiara presa di posizione nei confronti di una trasformazione della cultura-struttura.File | Dimensione | Formato | |
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