Roba da donne ritorna sul tema della letteratura scritta dalle donne intesa come una forma di libera espressione di sé e di riflessione sulla realtà circostante, con uno sguardo sensibile e attento alla condizione femminile ed ai rapporti di genere. La narrazione infatti, che sia in forma autobiografica o meno, ha per le donne il senso della conoscenza e riscoperta di sé, di rivendicazione di spazi propri di autonomia e libertà. Il panorama che si presenta è variegato, anche se alimentato dalla medesima attitudine verso la letteratura. Nella prima sezione, Storie di donne, partiamo dalla militante spoken word art su cui si incentra il saggio di Raphael D’abdon, («We have moved poetry from page to stage» afferma uno degli slogan citati dallo studioso) per arrivare poi alla riflessione sulle diverse forme di violenza subite dalle donne di Fare la guerra ad un intimo di Cristina Ubax Ali Farah. Segue un saggio di Armando Gnisci, Chris, su una delle voci più autorevoli nell’ambito della letteratura della migrazione, la scrittrice brasiliana Christiana de Caldas Brito. Un dittico presente nella prima parte è composto dagli interventi di Ricciarda Ricorda e Ilaria Crotti: sono riflessioni su due donne viaggiatrici, Cristina di Belgiojoso e Elena Dak, appartenenti ad epoche diverse ma aventi in comune lo sguardo nei confronti della realtà che si presenta dinanzi ai loro occhi. La scrittura intesa come strumento di riconoscimento ed emancipazione trova spazio nel contributo di Raffaella Baccolini, che ci offre le voci di Cynthia Ozick, Rebecca Goldstein e Lesléa Newman, scrittrici ebreo-americane di differenti generazioni, le quali hanno aperto una riflessione sulla questione del tradurre la memoria della Shoah nella scrittura. Chiude la prima sezione un contributo di Tiziana Plebani sul rapporto tra donne e scrittura: il carattere più storico, di ampio respiro, fa da coronamento alla prima parte del libro. La seconda sezione, Donne che scrivono per le donne, offre alcune scelte antologiche tratte delle opere di Christiana de Caldas Brito, Laila Wadia e Clementina Sandra Ammendola, seguite da un’intervista a Dacia Maraini sullo status della letteratura delle donne oggi e sul rapporto con il femminismo. La scelta è stata quella di proporre una riflessione scientifica arricchita anche da voci nuove che, insieme, nella loro molteplicità di sguardi, aiutino a riflettere sulla scrittura come effettiva ed efficace possibilità di affermazione e rappresentazione di sé, volta a favorire reciprocamente la conoscenza e l’incontro.

Roba da donne. Emancipazione e scrittura nei percorsi di autrici dal mondo

CAMILOTTI, Silvia
2009-01-01

Abstract

Roba da donne ritorna sul tema della letteratura scritta dalle donne intesa come una forma di libera espressione di sé e di riflessione sulla realtà circostante, con uno sguardo sensibile e attento alla condizione femminile ed ai rapporti di genere. La narrazione infatti, che sia in forma autobiografica o meno, ha per le donne il senso della conoscenza e riscoperta di sé, di rivendicazione di spazi propri di autonomia e libertà. Il panorama che si presenta è variegato, anche se alimentato dalla medesima attitudine verso la letteratura. Nella prima sezione, Storie di donne, partiamo dalla militante spoken word art su cui si incentra il saggio di Raphael D’abdon, («We have moved poetry from page to stage» afferma uno degli slogan citati dallo studioso) per arrivare poi alla riflessione sulle diverse forme di violenza subite dalle donne di Fare la guerra ad un intimo di Cristina Ubax Ali Farah. Segue un saggio di Armando Gnisci, Chris, su una delle voci più autorevoli nell’ambito della letteratura della migrazione, la scrittrice brasiliana Christiana de Caldas Brito. Un dittico presente nella prima parte è composto dagli interventi di Ricciarda Ricorda e Ilaria Crotti: sono riflessioni su due donne viaggiatrici, Cristina di Belgiojoso e Elena Dak, appartenenti ad epoche diverse ma aventi in comune lo sguardo nei confronti della realtà che si presenta dinanzi ai loro occhi. La scrittura intesa come strumento di riconoscimento ed emancipazione trova spazio nel contributo di Raffaella Baccolini, che ci offre le voci di Cynthia Ozick, Rebecca Goldstein e Lesléa Newman, scrittrici ebreo-americane di differenti generazioni, le quali hanno aperto una riflessione sulla questione del tradurre la memoria della Shoah nella scrittura. Chiude la prima sezione un contributo di Tiziana Plebani sul rapporto tra donne e scrittura: il carattere più storico, di ampio respiro, fa da coronamento alla prima parte del libro. La seconda sezione, Donne che scrivono per le donne, offre alcune scelte antologiche tratte delle opere di Christiana de Caldas Brito, Laila Wadia e Clementina Sandra Ammendola, seguite da un’intervista a Dacia Maraini sullo status della letteratura delle donne oggi e sul rapporto con il femminismo. La scelta è stata quella di proporre una riflessione scientifica arricchita anche da voci nuove che, insieme, nella loro molteplicità di sguardi, aiutino a riflettere sulla scrittura come effettiva ed efficace possibilità di affermazione e rappresentazione di sé, volta a favorire reciprocamente la conoscenza e l’incontro.
2009
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