Il volume, di ampio formato (28x23 cm) e di 360 pagine con circa 250 illustrazioni, costituisce una rielaborazione e un arricchimento, con dotazione di apparati e indici, della tesi di dottorato di Giulio Zavatta condotta sotto la guida di Loredana Olivato presso l’Università di Verona. Il taglio metodologico del lavoro ribalta la prassi della ricerca sugli edifici di Palladio: lo studio non prende infatti avvio dalle opere per allargarsi al contesto e alla committenza, ma viceversa approfondisce in prima istanza le figure dei promotori – i nobili veronesi delle famiglie Serego e Della Torre – e consente in questo modo di rileggere le architetture palladiane alla luce di nuovi contesti e, in tutti i casi, di ulteriori apporti archivistici. In virtù dei notevoli risultati ottenuti, Lionello Puppi, già professore ordinario di Storia dell’arte moderna e contemporanea e di Metodologia della ricerca storico-artistica presso lo IUAV e massimo esperto mondiale di Andrea Palladio, ha ritenuto notevole il risultato del lavoro di Giulio Zavatta sia per la conoscenza di una parte dell’attività dell’architetto vicentino rimasta finora nell’ombra, sia per l’inedito taglio: “il suo lavoro costituisce un eccezionale contributo anche alla metodologia della ricerca storico architettonica, alla conoscenza dei meccanismi del cantiere, alla storia del giardino”. La ricerca di Zavatta, infatti, sconfessa il pregiudizio che aveva finora visto come “marginali” o “periferiche” sia le opere palladiane per il territorio veronese, sia i loro committenti, i quali al contrario sono risultati parte integrante della élite vicentina e veneziana legata a Palladio. Gli inediti e qui per la prima volta documentati rapporti con Girolamo Godi, Vettor Pisani, Marco e Francesco Pisani, Leonardo Emo, Giuseppe e Paolo Gualdo, Marco e Odoardo Thiene, i Trissino di Meledo, i Lippomano a Venezia, Leonardo Mocenigo, Montano Barbarano, Matteo Priuli, Giulio Savorgnan, Ippolito, Alvise, Ludovico e Giovanni Paolo Porto inseriscono infatti a pieno titolo la famiglia Serego al centro e non ai margini dell’ambito palladiano d’elezione. Inediti documenti dimostrano inoltre il mecenatismo dei Serego rivolto a artisti e letterati: da Bernardino India ad Anselmo Canera, da Alessandro Vittoria e Paolo Farinati, da Giovan Battista Maganza detto Magagnò a Tommaso Porcacchi, da Paolo Paruta a Daniele Barbaro: anche in questo contesto i committenti veronesi dimostrano di appartenere al milieu culturale al quale partecipavano numerosi amici e sodali di Andrea Palladio. Il volume si articola con ampi profili biografici dei singoli committenti, in larga parte inediti, seguiti da approfondite schede delle opere palladiane da loro promosse, ed anche in questo caso lo spoglio sistematico della documentazione, finora mai tentato, ha consentito di aggiungere ulteriori apporti per le ville di Santa Sofia, della Miega, di Mezzane e in particolar modo della Cucca. Per quest’ultimo sito, infatti, sono stati rinvenuti circa quindici carte d’archivio inedite, due delle quali menzionano direttamente l’attività di Palladio, legando in maniera documentata il nome dell’architetto alle barchesse nella Corte Grande di Veronella. Gli orizzonti ampi generati dalla considerazione dei rapporti intrattenuti dai Serego con la nobiltà vicentina e veneziana hanno inoltre aperto promettenti indirizzi di ricerca, che hanno consentito di rinvenire documentazione inedita sulla villa palladiana dei Chiericati a Vancimuglio, sulla Rocca Pisana di Vincenzo Scamozzi, su villa Porto di Montorso, su villa Giusti alle Stelle e su numerosi altri edifici in Terraferma o in laguna: eclatante in quest’ultimo ambito è il caso delle carte inedite che riguardano la chiesa palladiana del Redentore, vicenda alla quale sorprendentemente si lega anche il nome del committente veronese Annibale Serego e dei suoi eredi. Notevoli risultati sono inoltre stati ottenuti studiando il giardino che si trovava intorno a Corte Grande della Cucca. Numerose e in gran parte inedite liste di piante e fiori, alcuni dei quali provenienti dall’oriente o dal Sudamerica, consentono infatti di comprendere in maniera esaustiva quali essenze figurassero in un giardino veneto annesso a un edificio palladiano. Grazie a queste scoperte, il giardino della Cucca risulta, allo stato, il meglio documentato nell’intero panorama delle ville palladiane. Il volume si conclude con un ampio saggio sulla cartografia storica, con la pubblicazione di numerose mappe nelle quali figurano gli edifici o i siti palladiani nel veronese, con un approfondimento sulle figure degli inzegneri che, con la loro opera volta al governo delle acque, determinarono l’aspetto del “paesaggio veneto”. Anche in questo caso il ricco carteggio della famiglia Serego si è rivelato fonte di prim’ordine per comprendere l’impegno su vasta scala nell’organizzazione del territorio attorno ai progettati edifici palladiani e le dinamiche sottese agli aspetti burocratici e processuali discussi presso le magistrature veneziane.

Andrea Palladio e Verona. Committenti, progetti, opere

ZAVATTA, GIULIO
2014-01-01

Abstract

Il volume, di ampio formato (28x23 cm) e di 360 pagine con circa 250 illustrazioni, costituisce una rielaborazione e un arricchimento, con dotazione di apparati e indici, della tesi di dottorato di Giulio Zavatta condotta sotto la guida di Loredana Olivato presso l’Università di Verona. Il taglio metodologico del lavoro ribalta la prassi della ricerca sugli edifici di Palladio: lo studio non prende infatti avvio dalle opere per allargarsi al contesto e alla committenza, ma viceversa approfondisce in prima istanza le figure dei promotori – i nobili veronesi delle famiglie Serego e Della Torre – e consente in questo modo di rileggere le architetture palladiane alla luce di nuovi contesti e, in tutti i casi, di ulteriori apporti archivistici. In virtù dei notevoli risultati ottenuti, Lionello Puppi, già professore ordinario di Storia dell’arte moderna e contemporanea e di Metodologia della ricerca storico-artistica presso lo IUAV e massimo esperto mondiale di Andrea Palladio, ha ritenuto notevole il risultato del lavoro di Giulio Zavatta sia per la conoscenza di una parte dell’attività dell’architetto vicentino rimasta finora nell’ombra, sia per l’inedito taglio: “il suo lavoro costituisce un eccezionale contributo anche alla metodologia della ricerca storico architettonica, alla conoscenza dei meccanismi del cantiere, alla storia del giardino”. La ricerca di Zavatta, infatti, sconfessa il pregiudizio che aveva finora visto come “marginali” o “periferiche” sia le opere palladiane per il territorio veronese, sia i loro committenti, i quali al contrario sono risultati parte integrante della élite vicentina e veneziana legata a Palladio. Gli inediti e qui per la prima volta documentati rapporti con Girolamo Godi, Vettor Pisani, Marco e Francesco Pisani, Leonardo Emo, Giuseppe e Paolo Gualdo, Marco e Odoardo Thiene, i Trissino di Meledo, i Lippomano a Venezia, Leonardo Mocenigo, Montano Barbarano, Matteo Priuli, Giulio Savorgnan, Ippolito, Alvise, Ludovico e Giovanni Paolo Porto inseriscono infatti a pieno titolo la famiglia Serego al centro e non ai margini dell’ambito palladiano d’elezione. Inediti documenti dimostrano inoltre il mecenatismo dei Serego rivolto a artisti e letterati: da Bernardino India ad Anselmo Canera, da Alessandro Vittoria e Paolo Farinati, da Giovan Battista Maganza detto Magagnò a Tommaso Porcacchi, da Paolo Paruta a Daniele Barbaro: anche in questo contesto i committenti veronesi dimostrano di appartenere al milieu culturale al quale partecipavano numerosi amici e sodali di Andrea Palladio. Il volume si articola con ampi profili biografici dei singoli committenti, in larga parte inediti, seguiti da approfondite schede delle opere palladiane da loro promosse, ed anche in questo caso lo spoglio sistematico della documentazione, finora mai tentato, ha consentito di aggiungere ulteriori apporti per le ville di Santa Sofia, della Miega, di Mezzane e in particolar modo della Cucca. Per quest’ultimo sito, infatti, sono stati rinvenuti circa quindici carte d’archivio inedite, due delle quali menzionano direttamente l’attività di Palladio, legando in maniera documentata il nome dell’architetto alle barchesse nella Corte Grande di Veronella. Gli orizzonti ampi generati dalla considerazione dei rapporti intrattenuti dai Serego con la nobiltà vicentina e veneziana hanno inoltre aperto promettenti indirizzi di ricerca, che hanno consentito di rinvenire documentazione inedita sulla villa palladiana dei Chiericati a Vancimuglio, sulla Rocca Pisana di Vincenzo Scamozzi, su villa Porto di Montorso, su villa Giusti alle Stelle e su numerosi altri edifici in Terraferma o in laguna: eclatante in quest’ultimo ambito è il caso delle carte inedite che riguardano la chiesa palladiana del Redentore, vicenda alla quale sorprendentemente si lega anche il nome del committente veronese Annibale Serego e dei suoi eredi. Notevoli risultati sono inoltre stati ottenuti studiando il giardino che si trovava intorno a Corte Grande della Cucca. Numerose e in gran parte inedite liste di piante e fiori, alcuni dei quali provenienti dall’oriente o dal Sudamerica, consentono infatti di comprendere in maniera esaustiva quali essenze figurassero in un giardino veneto annesso a un edificio palladiano. Grazie a queste scoperte, il giardino della Cucca risulta, allo stato, il meglio documentato nell’intero panorama delle ville palladiane. Il volume si conclude con un ampio saggio sulla cartografia storica, con la pubblicazione di numerose mappe nelle quali figurano gli edifici o i siti palladiani nel veronese, con un approfondimento sulle figure degli inzegneri che, con la loro opera volta al governo delle acque, determinarono l’aspetto del “paesaggio veneto”. Anche in questo caso il ricco carteggio della famiglia Serego si è rivelato fonte di prim’ordine per comprendere l’impegno su vasta scala nell’organizzazione del territorio attorno ai progettati edifici palladiani e le dinamiche sottese agli aspetti burocratici e processuali discussi presso le magistrature veneziane.
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