Matteo Maria Boiardo (1441-1494), uno dei massimi poeti del Quattrocento, torna a essere al centro di una monografia, dopo quasi novant’anni dall’ultima pubblicata. Vi è ritratto a tutto tondo e ne risulta un’immagine molto più complessa e sfaccettata di quella, a malapena diffusa a livello scolastico, dell’autore dell’ "Orlando innamorato", tutt’al più ricordato per qualche episodio del poema e, immancabilmente, per aver offerto l’occasione a Ludovico Ariosto di scrivere il "Furioso". Il volume rende giustizia alla figura del conte di Scandiano, indagando l’intero arco della sua produzione, a cominciare da quella del giovane poeta latino dei "Pastoralia" (10 egloghe di 100 versi ciascuna), dei "Carmina in Herculem", con le loro preziosità metriche, e dei più tardi "Epigrammata". Segue l’impegnativo e discusso lavoro di volgarizzamento di testi greci (attraverso versioni latine) o latini, sia di carattere storico (Cornelio Nepote, Senofonte, Erodoto, fino al medievale Riccobaldo da Ferrara), sia letterario (Apuleio e Plauto). Anche la versificazione per il teatro del dialogo "Timone" di Luciano, adattato, ampliato e divenuto una commedia, deriva da una traduzione in prosa volgare; analogo destino, ma rovesciato nel genere di arrivo, è toccato alla "Fabula d’Orfeo" di Poliziano, trasformata da Boiardo (ne è quasi certa l’attribuzione a lui) in "Orphei tragoedia". Spazio adeguato riceve la produzione bucolica in volgare di 10 "Pastorale", tramite le quali Matteo Maria tornava, venti anni dopo, alle egloghe, né manca un’approfondita analisi del canzoniere "Amorum libri tres" scritto per Antonia Caprara, vero vertice della lirica volgare amorosa del secolo. Naturalmente spetta poi all’ "Inamoramento de Orlando", secondo il titolo ritenuto originale dell’ "Innamorato", mettere in mostra i molteplici e significativi aspetti che ne fanno un’opera innovativa e divertente, che ha accompagnato – si può dire – l’intero arco di vita dell’autore. Filo conduttore di tutti questi testi, così diversi fra loro, è il legame con la figura del principe estense Ercole, cui Boiardo ha dedicato, ben prima che diventasse duca di Ferrara e poi sempre, le sue opere, a testimonianza non solo di un legame di vassallaggio e spesso di committenza, ma anche di una rara lealtà dinastica e di un sicuro fiuto politico.

Boiardo

ZANATO, Tiziano
2015-01-01

Abstract

Matteo Maria Boiardo (1441-1494), uno dei massimi poeti del Quattrocento, torna a essere al centro di una monografia, dopo quasi novant’anni dall’ultima pubblicata. Vi è ritratto a tutto tondo e ne risulta un’immagine molto più complessa e sfaccettata di quella, a malapena diffusa a livello scolastico, dell’autore dell’ "Orlando innamorato", tutt’al più ricordato per qualche episodio del poema e, immancabilmente, per aver offerto l’occasione a Ludovico Ariosto di scrivere il "Furioso". Il volume rende giustizia alla figura del conte di Scandiano, indagando l’intero arco della sua produzione, a cominciare da quella del giovane poeta latino dei "Pastoralia" (10 egloghe di 100 versi ciascuna), dei "Carmina in Herculem", con le loro preziosità metriche, e dei più tardi "Epigrammata". Segue l’impegnativo e discusso lavoro di volgarizzamento di testi greci (attraverso versioni latine) o latini, sia di carattere storico (Cornelio Nepote, Senofonte, Erodoto, fino al medievale Riccobaldo da Ferrara), sia letterario (Apuleio e Plauto). Anche la versificazione per il teatro del dialogo "Timone" di Luciano, adattato, ampliato e divenuto una commedia, deriva da una traduzione in prosa volgare; analogo destino, ma rovesciato nel genere di arrivo, è toccato alla "Fabula d’Orfeo" di Poliziano, trasformata da Boiardo (ne è quasi certa l’attribuzione a lui) in "Orphei tragoedia". Spazio adeguato riceve la produzione bucolica in volgare di 10 "Pastorale", tramite le quali Matteo Maria tornava, venti anni dopo, alle egloghe, né manca un’approfondita analisi del canzoniere "Amorum libri tres" scritto per Antonia Caprara, vero vertice della lirica volgare amorosa del secolo. Naturalmente spetta poi all’ "Inamoramento de Orlando", secondo il titolo ritenuto originale dell’ "Innamorato", mettere in mostra i molteplici e significativi aspetti che ne fanno un’opera innovativa e divertente, che ha accompagnato – si può dire – l’intero arco di vita dell’autore. Filo conduttore di tutti questi testi, così diversi fra loro, è il legame con la figura del principe estense Ercole, cui Boiardo ha dedicato, ben prima che diventasse duca di Ferrara e poi sempre, le sue opere, a testimonianza non solo di un legame di vassallaggio e spesso di committenza, ma anche di una rara lealtà dinastica e di un sicuro fiuto politico.
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