La città metropolitana di Venezia potrà riconciliarsi con il proprio passato industriale? All’alba del XXI secolo la pluridecennale storia della città del lavoro sorta all’immediato ridosso di Venezia consuma una frattura epocale con se stessa. I vari gradi di giudizio tra il 2001 e il 2004 del processo ai dirigenti della Montedison per la morte di 157 operai; l’incidente avvenuto il 28 novembre 2002 negli impianti del Petrolchimico di Marghera, che ha sfiorato la catastrofe ambientale; il referendum cittadino del 2006 sul futuro della chimica: negli ultimi anni questi episodi hanno contribuito ad una profonda rielaborazione dell’identità urbana di Marghera. Da avamposto del progresso e della modernità, il polo industriale dell’entroterra veneziano è stato vieppiù percepito come un disastro continuato, una minaccia innescata, il residuo tossico di una storia conclusa, e rimosso dalla rappresentazione spaziale della città. Se la storia della fabbrica è la storia di un “crimine di pace”, allora il “tempo della fabbrica” viene delimitato come “tempo di guerra”, e come tale portatore di violenza e traumi, produttore di vittime, causa di divisioni e contrasti fra la popolazione. Ciò ha modificato il modo di vivere la prossimità agli impianti industriali, le aspettative per il futuro, ma anche la memoria del rapporto tra gli abitanti e i lavoratori, tra i residenti e la fabbrica. Vivere e lavorare a Marghera sono divenuti elementi tra loro in conflitto, fattori di un contrasto di memorie e identità che è traccia di un salto di paradigma culturale in cui si esprime l’eclissi di un modello di sviluppo industriale, la crisi di una cultura del lavoro e di una prospettiva di progresso del paese, di cui lo sviluppo di Porto Marghera è stato epitome. Di tali questioni – al crocevia tra storia, memoria e rappresentazione, tra economia e società, tra passato, presente e futuro – questo volume si propone di offrire uno spaccato, per restituirne la complessità e comprenderne gli intrecci di lungo periodo.

Perdonare Marghera. La città del lavoro nella memoria post-industriale

CERASI, Laura
2007-01-01

Abstract

La città metropolitana di Venezia potrà riconciliarsi con il proprio passato industriale? All’alba del XXI secolo la pluridecennale storia della città del lavoro sorta all’immediato ridosso di Venezia consuma una frattura epocale con se stessa. I vari gradi di giudizio tra il 2001 e il 2004 del processo ai dirigenti della Montedison per la morte di 157 operai; l’incidente avvenuto il 28 novembre 2002 negli impianti del Petrolchimico di Marghera, che ha sfiorato la catastrofe ambientale; il referendum cittadino del 2006 sul futuro della chimica: negli ultimi anni questi episodi hanno contribuito ad una profonda rielaborazione dell’identità urbana di Marghera. Da avamposto del progresso e della modernità, il polo industriale dell’entroterra veneziano è stato vieppiù percepito come un disastro continuato, una minaccia innescata, il residuo tossico di una storia conclusa, e rimosso dalla rappresentazione spaziale della città. Se la storia della fabbrica è la storia di un “crimine di pace”, allora il “tempo della fabbrica” viene delimitato come “tempo di guerra”, e come tale portatore di violenza e traumi, produttore di vittime, causa di divisioni e contrasti fra la popolazione. Ciò ha modificato il modo di vivere la prossimità agli impianti industriali, le aspettative per il futuro, ma anche la memoria del rapporto tra gli abitanti e i lavoratori, tra i residenti e la fabbrica. Vivere e lavorare a Marghera sono divenuti elementi tra loro in conflitto, fattori di un contrasto di memorie e identità che è traccia di un salto di paradigma culturale in cui si esprime l’eclissi di un modello di sviluppo industriale, la crisi di una cultura del lavoro e di una prospettiva di progresso del paese, di cui lo sviluppo di Porto Marghera è stato epitome. Di tali questioni – al crocevia tra storia, memoria e rappresentazione, tra economia e società, tra passato, presente e futuro – questo volume si propone di offrire uno spaccato, per restituirne la complessità e comprenderne gli intrecci di lungo periodo.
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