Come nel resto del Giappone, i discorsi identitari okinawani nell’immediato dopoguerra si incentrarono attorno ai temi della pace e della democrazia; inoltre, la loro originaria formulazione fu svincolata da quell’intrusività dello stato che in passato aveva dettato i contenuti del discorso nazionale, e che ora poteva essere individuato come unico responsabile dell’avventura militarista. Nondimeno, il contesto okinawano fu diverso e, per molti versi, ben più complesso rispetto al resto del Giappone, in quanto privo di un quadro costituzionale di riferimento e di garanzie legali, politiche e civili, avulso da quella pianificazione che caratterizzò invece le politiche d’occupazione dello Scap, e contrassegnato da un’iniziale inefficacia politica da parte dell’amministrazione statunitense, che determinò gravi ritardi nell’opera di ricostruzione e di riabilitazione di una regione drammaticamente colpita dalla vicenda bellica. Tale complessità si riflette nei discorsi identitari formulati nell’immediato dopoguerra, ove prevalse una marcata etnicizzazione che, in termini politici, si tradusse in istanze autonomiste favorite da una serie di fattori: dalla propaganda statunitense e dalla condizione di pressoché totale assenza di contatti con l’esterno sino a un condiviso desiderio di libertà, di riabilitazione materiale e di riscatto collettivo che gli occupanti sembrarono in grado di potere appagare. Questo revival etnico in chiave nazionalista fu tuttavia breve: quando fu palesata l’intenzione statunitense di mantenere il controllo delle isole per un periodo indefinito, si assistette a un mutamento della strategia politica e della retorica identitaria.

Genesi dei discorsi identitari e politici okinawani nell’immediato dopoguerra

CAROLI, Rosa
2016-01-01

Abstract

Come nel resto del Giappone, i discorsi identitari okinawani nell’immediato dopoguerra si incentrarono attorno ai temi della pace e della democrazia; inoltre, la loro originaria formulazione fu svincolata da quell’intrusività dello stato che in passato aveva dettato i contenuti del discorso nazionale, e che ora poteva essere individuato come unico responsabile dell’avventura militarista. Nondimeno, il contesto okinawano fu diverso e, per molti versi, ben più complesso rispetto al resto del Giappone, in quanto privo di un quadro costituzionale di riferimento e di garanzie legali, politiche e civili, avulso da quella pianificazione che caratterizzò invece le politiche d’occupazione dello Scap, e contrassegnato da un’iniziale inefficacia politica da parte dell’amministrazione statunitense, che determinò gravi ritardi nell’opera di ricostruzione e di riabilitazione di una regione drammaticamente colpita dalla vicenda bellica. Tale complessità si riflette nei discorsi identitari formulati nell’immediato dopoguerra, ove prevalse una marcata etnicizzazione che, in termini politici, si tradusse in istanze autonomiste favorite da una serie di fattori: dalla propaganda statunitense e dalla condizione di pressoché totale assenza di contatti con l’esterno sino a un condiviso desiderio di libertà, di riabilitazione materiale e di riscatto collettivo che gli occupanti sembrarono in grado di potere appagare. Questo revival etnico in chiave nazionalista fu tuttavia breve: quando fu palesata l’intenzione statunitense di mantenere il controllo delle isole per un periodo indefinito, si assistette a un mutamento della strategia politica e della retorica identitaria.
2016
Nuovi orizzonti ermeneutici dell’'orientalismo. Studi in onore di Franco Mazzei
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