La tragedia di Racine Britannicus (1669) è incentrata sull’opposizione fra la crudeltà compiaciuta di Néron, le macchinazioni di Narcisse, la sete di potere di Agrippine da un lato e dall’altro, la purezza della coscienza di Junie, di Burrhus, di Britannicus. In questo intervento, prenderò in esame in primo luogo il concetto del “piacere della tragedia”, in particolare attraverso gli scritti teorici del figlio di Racine, Louis, attento non solo agli aspetti formali nelle opere del padre, ma al problema della ricezione, che prende luce nel suo esame delle teorie drammatiche antiche e coeve. Prendo quindi in esame il tema del piacere del male attraverso più canali: gli elementi drammaturgici più significiativi, lo stile poetico classico di Racine, l’incontro fra l’emozione interna (del personaggio) e l’emozione esterna (dello spettatore), che concorrono al piacere della tragedia. Come si può attuare un “piacere del tragico” nello spettatore che ascolta un discorso “classico” fondato sulla litote e sull’ “effet de sourdine” (Spitzer), privato della carica di pathos del coro dei modelli classici? La “visione tragica” di Racine (Goldmann) interiorizza il concetto del male e gli archetipi tragici, mettendo in primo piano non il fatto drammatico in sé, ma la condizione dell’uomo, la sua solitudine; emerge quindi non la storia che pure opera delitti, ma il discorso poetico che la analizza e la interroga. Questa poesia del male genera così una riflessione profonda morale unita a un piacere estetico nel lettore/spettatore.

Il piacere della tragedia e la poesia del male nel 'Britannicus' di Racine (1669)

MARTINUZZI, Paola
2018-01-01

Abstract

La tragedia di Racine Britannicus (1669) è incentrata sull’opposizione fra la crudeltà compiaciuta di Néron, le macchinazioni di Narcisse, la sete di potere di Agrippine da un lato e dall’altro, la purezza della coscienza di Junie, di Burrhus, di Britannicus. In questo intervento, prenderò in esame in primo luogo il concetto del “piacere della tragedia”, in particolare attraverso gli scritti teorici del figlio di Racine, Louis, attento non solo agli aspetti formali nelle opere del padre, ma al problema della ricezione, che prende luce nel suo esame delle teorie drammatiche antiche e coeve. Prendo quindi in esame il tema del piacere del male attraverso più canali: gli elementi drammaturgici più significiativi, lo stile poetico classico di Racine, l’incontro fra l’emozione interna (del personaggio) e l’emozione esterna (dello spettatore), che concorrono al piacere della tragedia. Come si può attuare un “piacere del tragico” nello spettatore che ascolta un discorso “classico” fondato sulla litote e sull’ “effet de sourdine” (Spitzer), privato della carica di pathos del coro dei modelli classici? La “visione tragica” di Racine (Goldmann) interiorizza il concetto del male e gli archetipi tragici, mettendo in primo piano non il fatto drammatico in sé, ma la condizione dell’uomo, la sua solitudine; emerge quindi non la storia che pure opera delitti, ma il discorso poetico che la analizza e la interroga. Questa poesia del male genera così una riflessione profonda morale unita a un piacere estetico nel lettore/spettatore.
2018
Il piacere del male. Le rappresentazioni letterarie di un'antinomia morale (1500-2000)
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