Il contributo si propone di riflettere sulla possibilità di individuare specifiche caratteristiche territoriali che possano avere agito come precondizioni favorenti (o, viceversa, deterrenti) rispetto all’avvento della bonifica idraulica meccanica. In altre parole, si vuole riflettere sui caratteri geostorici specifici che hanno concorso a configurare una “vocazione territoriale” alla bonifica moderna, specie in territorio veneto ed emiliano-romagnolo; mentre altrove (tipicamente nel Meridione d’Italia), anche a fronte di quadri ambientali simili, le bonifiche sono state piuttosto un portato esogeno e/o tardivo. Gli strumenti per condurre una siffatta riflessione sono rintracciabili in due approcci metodologici differenti, seppur integrabili: da un lato la storia ambientale (per la quale uno dei maggiori riferimenti in Italia è Piero Bevilacqua), dall’altro la geostoria di matrice gambiana. Il territorio specifico sul quale si intende condurre un’applicazione delle considerazioni metodologiche esposte è costituito dalla pianura veneto-orientale, in particolare quella compresa tra il basso corso dei fiumi Livenza e Tagliamento. Un territorio in cui, all’inizio dell’Ottocento (epoca delle prime sperimentazioni delle macchina idrovora a vapore), si intreccia un gioco complesso di tradizioni e condizioni economico-sociali di segno opposto: in parte disincentivanti, ma soprattutto predisponenti alla trasformazione di vaste aree umide in “terre nuove”.

Le precondizioni geostoriche e ambientali della bonifica idraulica meccanica. Il caso del Veneto orientale.

CAVALLO, Federica
2011-01-01

Abstract

Il contributo si propone di riflettere sulla possibilità di individuare specifiche caratteristiche territoriali che possano avere agito come precondizioni favorenti (o, viceversa, deterrenti) rispetto all’avvento della bonifica idraulica meccanica. In altre parole, si vuole riflettere sui caratteri geostorici specifici che hanno concorso a configurare una “vocazione territoriale” alla bonifica moderna, specie in territorio veneto ed emiliano-romagnolo; mentre altrove (tipicamente nel Meridione d’Italia), anche a fronte di quadri ambientali simili, le bonifiche sono state piuttosto un portato esogeno e/o tardivo. Gli strumenti per condurre una siffatta riflessione sono rintracciabili in due approcci metodologici differenti, seppur integrabili: da un lato la storia ambientale (per la quale uno dei maggiori riferimenti in Italia è Piero Bevilacqua), dall’altro la geostoria di matrice gambiana. Il territorio specifico sul quale si intende condurre un’applicazione delle considerazioni metodologiche esposte è costituito dalla pianura veneto-orientale, in particolare quella compresa tra il basso corso dei fiumi Livenza e Tagliamento. Un territorio in cui, all’inizio dell’Ottocento (epoca delle prime sperimentazioni delle macchina idrovora a vapore), si intreccia un gioco complesso di tradizioni e condizioni economico-sociali di segno opposto: in parte disincentivanti, ma soprattutto predisponenti alla trasformazione di vaste aree umide in “terre nuove”.
2011
Il paesaggio della bonifica. Architetture e paesaggi d'acqua.
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