La legge di riforma dell’assistenza ha indicato i piani di zona quale strumento fondamentale per il governo delle politiche sociali e socio-sanitarie a livello territoriale. Le esperienze concrete si sono dovute confrontare con il processo di trasformazione dei sistemi di welfare, sempre più caratterizzati dalla compresenza di diversi attori (pubblici e privati) non legati fra loro da relazioni gerarchiche. Le esperienze hanno anche evidenziato la multidimensionalità dei problemi sociali e la necessità di utilizzare il piano come strumento d’integrazione delle politiche pubbliche che concorrono alla produzione del benessere di una popolazione. Questa situazione ha presto evidenziato l’incapacità della logica programmatoria tradizionale di governare la complessità dei sistemi. La cultura della programmazione nasce orientata dalla presenza di relazioni gerarchiche fra gli attori. L’evoluzione dei sistemi locali di welfare richiede di ripensare ai processi di programmazione in relazione alle dinamiche di rete che connettono gli attori sociali ed alla necessità di integrare le politiche. Questo libro intende proporre una rivisitazione della tecnologia della programmazione a partire dalle riflessioni teoriche e metodologiche e dall’analisi delle pratiche operative. La prima parte presenta il dibattito scientifico e propone di considerare il piano di zona come il piano strategico territoriale che orienta e coordina le politiche locali. Questa impostazione introduce una rilevante innovazione sociale. Nella seconda e nella terza parte si analizza un caso concreto per evidenziare le difficoltà e le resistenze che incontrano i processi di innovazione sociale.

Piani di zona e governo della rete

BERTIN, Giovanni
2012-01-01

Abstract

La legge di riforma dell’assistenza ha indicato i piani di zona quale strumento fondamentale per il governo delle politiche sociali e socio-sanitarie a livello territoriale. Le esperienze concrete si sono dovute confrontare con il processo di trasformazione dei sistemi di welfare, sempre più caratterizzati dalla compresenza di diversi attori (pubblici e privati) non legati fra loro da relazioni gerarchiche. Le esperienze hanno anche evidenziato la multidimensionalità dei problemi sociali e la necessità di utilizzare il piano come strumento d’integrazione delle politiche pubbliche che concorrono alla produzione del benessere di una popolazione. Questa situazione ha presto evidenziato l’incapacità della logica programmatoria tradizionale di governare la complessità dei sistemi. La cultura della programmazione nasce orientata dalla presenza di relazioni gerarchiche fra gli attori. L’evoluzione dei sistemi locali di welfare richiede di ripensare ai processi di programmazione in relazione alle dinamiche di rete che connettono gli attori sociali ed alla necessità di integrare le politiche. Questo libro intende proporre una rivisitazione della tecnologia della programmazione a partire dalle riflessioni teoriche e metodologiche e dall’analisi delle pratiche operative. La prima parte presenta il dibattito scientifico e propone di considerare il piano di zona come il piano strategico territoriale che orienta e coordina le politiche locali. Questa impostazione introduce una rilevante innovazione sociale. Nella seconda e nella terza parte si analizza un caso concreto per evidenziare le difficoltà e le resistenze che incontrano i processi di innovazione sociale.
2012
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