Il saggio, realizzato per un volume miscellaneo che investiga nel suo insieme le congiunture storico-artistiche nei dominii spagnoli tra XVI e XVIII secolo e in previsione di una grande esposizione tuttavia non condotta a compimento, affronta, inevitabilmente in termini di sintesi critica, due ampi e fitti contesti della pittura italiana del Seicento, entrambi decisivi per il successivo impostarsi di due corrispondenti tradizioni regionali. A Milano si assiste al concludersi della lezione leonardesca, al più serrato confronto con la contigua pittura veneta, al trapasso culturale (non solo sul piano espressivo ma anche su quello tematico) che viene innescato dalla Controriforma cattolica e che trova a Milano, soprattutto nell'epoca di Carlo Borromeo, uno dei centri nevralgici di applicazione, esprimendosi dapprima mediante una maniera “bizzarra” ed “esasperata”, per riprendere la celebre indicazione di Longhi, che si fa preludio a un successivo e nuovo senso di condiviso e peculiare realismo: e il saggio allinea e riprende i capisaldi di una radicata tradizione critica verificandoli in una rassegna dei principali episodi di un lungo contesto. Per la situazione napoletana è risultato indispensabile chiarire all'inizio, anche con maggiore ampiezza, la riflessione storiografica degli ultimi quarant'anni, anche qui scandita da figure e analisi di notevole complessità, per evidenziare il diverso ruolo della pittura nel Vicereame nei rapporti con la cultura artistica spagnola, i cui esponenti proprio a Napoli vedono dispiegarsi (specie nel corso del XVI secolo), grazie alle operazioni promosse da un'articolatissima committenza, molte delle più aggiornate ricerche dell'arte italiana. Nella seconda parte il saggio ripercorre invece dinamiche e congiunture del grande secolo d'oro della pittura napoletana, quello che configura la più durevole fisionomia dell'identità culturale partenopea.

Entre identitad y "maneras": la pintura en Milán y en Nápoles en los siglos de la dominación española

BARBIERI, Giuseppe
2008-01-01

Abstract

Il saggio, realizzato per un volume miscellaneo che investiga nel suo insieme le congiunture storico-artistiche nei dominii spagnoli tra XVI e XVIII secolo e in previsione di una grande esposizione tuttavia non condotta a compimento, affronta, inevitabilmente in termini di sintesi critica, due ampi e fitti contesti della pittura italiana del Seicento, entrambi decisivi per il successivo impostarsi di due corrispondenti tradizioni regionali. A Milano si assiste al concludersi della lezione leonardesca, al più serrato confronto con la contigua pittura veneta, al trapasso culturale (non solo sul piano espressivo ma anche su quello tematico) che viene innescato dalla Controriforma cattolica e che trova a Milano, soprattutto nell'epoca di Carlo Borromeo, uno dei centri nevralgici di applicazione, esprimendosi dapprima mediante una maniera “bizzarra” ed “esasperata”, per riprendere la celebre indicazione di Longhi, che si fa preludio a un successivo e nuovo senso di condiviso e peculiare realismo: e il saggio allinea e riprende i capisaldi di una radicata tradizione critica verificandoli in una rassegna dei principali episodi di un lungo contesto. Per la situazione napoletana è risultato indispensabile chiarire all'inizio, anche con maggiore ampiezza, la riflessione storiografica degli ultimi quarant'anni, anche qui scandita da figure e analisi di notevole complessità, per evidenziare il diverso ruolo della pittura nel Vicereame nei rapporti con la cultura artistica spagnola, i cui esponenti proprio a Napoli vedono dispiegarsi (specie nel corso del XVI secolo), grazie alle operazioni promosse da un'articolatissima committenza, molte delle più aggiornate ricerche dell'arte italiana. Nella seconda parte il saggio ripercorre invece dinamiche e congiunture del grande secolo d'oro della pittura napoletana, quello che configura la più durevole fisionomia dell'identità culturale partenopea.
2008
Pintura de los Reinos
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