In una ricerca condotta attraverso fonti orali, nei mesi in cui si estingueva l’Unione Sovietica, decine di comunisti e socialisti di una provincia emiliana raccontano le proprie esperienze degli anni che vanno dal primo al secondo dopoguerra e reinterpretano le onnipresenti simbologie sovietiche che contrassegnavano quotidianità e miti della passata militanza. Dietro una Russia guardata come paese idealizzato del progresso e dell’eguaglianza sociale, emerge il loro pragmatismo nell’organizzare localmente nuovi spazi civili e nel costruire durante gli anni Quaranta culture largamente condivise.

C'era una volta il mondo nuovo. La metafora sovietica nello sviluppo emiliano

FINCARDI, Marco
2007-01-01

Abstract

In una ricerca condotta attraverso fonti orali, nei mesi in cui si estingueva l’Unione Sovietica, decine di comunisti e socialisti di una provincia emiliana raccontano le proprie esperienze degli anni che vanno dal primo al secondo dopoguerra e reinterpretano le onnipresenti simbologie sovietiche che contrassegnavano quotidianità e miti della passata militanza. Dietro una Russia guardata come paese idealizzato del progresso e dell’eguaglianza sociale, emerge il loro pragmatismo nell’organizzare localmente nuovi spazi civili e nel costruire durante gli anni Quaranta culture largamente condivise.
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