Nella classicità la formazione era una pratica filosofica, con evidente funzione educativa, per la quale il dominio della ragione sul corpo costituiva l'autentico e incessante compito di civilizzazione dell'uomo. e l'educazione si declinava perciò, nell'esercizio costante di una volontà di controllo, di una padronanza del se che si precisava nella realizzazione di un difficile equilibrio tra ragione e istinto, dalla coincidenza, infine, della ragione con l'intelletto e con la mente il Medioevo fece discendere il principio dualistico che sancisce l'indipendenza, nella unione, della coscienza e dell'anima della corporeità. Ma dopo la primavera del sogno umanistico-rinascimentale, la modernità occidentale viene segnata dalla separazione cartesiana tra sostanza pensante e sostanza estesa: principi fondanti cui ricondurre l'esperienza del mondo. Con un abile colpo di spugna, Cartesio attribuisce alla scienza il compito di tradurre il corpo come "cosa tra le cose del mondo"; ma perde l'uomo. La rottura più rilevante è nell'idea stessa di educazione del corpo. Quest'ultimo diviene campo di un più progressivo investimento di pratiche e di esercizi basati sul principio del suo addestramento e del suo disciplinamento, espellendo in fine qualsiasi elemento educativo riconducibile alla volontà del soggetto. Di tutto ciò se ne appropria il nascente Stato moderno: un certo uso del corpo verrà organizzato in tutti gli ambienti che segneranno il passaggio a un modello economico di educazione. Tra ragione e istinto, lo Stato prima, il capitale con esso, faranno giocare alla pedagogia una partita del tutto nuova: la soggettività viene costituita e formata sulla base delle pratiche disciplinari che hanno nel corpo il proprio bersaglio. Il corpo è progressivamente disinvestito di interesse, dal punto di vista delle pratiche e dei contenuti didattici via via che il minore progredisce nei gradi di istruzione scolastica; le strategie di apprendimento fanno leva prevalentemente sulle facoltà direttamente impiegate nella costruzione cognitiva delle conoscenze. un'educazione, insomma, che gioca per un verso come possibilità di coltivare la mente, e per l'altro come necessità di addestrare il corpo. E l'istruzione troverà nella scuola, nelle sue procedure quotidiane e concrete, il dispositivo che riproduce ogni giorno la dicotomia tra mente e corpo.
GENEALOGIA DELLA FORMAZIONE.I dispositivi pedagogici della modernità
MARGIOTTA, Umberto
2009-01-01
Abstract
Nella classicità la formazione era una pratica filosofica, con evidente funzione educativa, per la quale il dominio della ragione sul corpo costituiva l'autentico e incessante compito di civilizzazione dell'uomo. e l'educazione si declinava perciò, nell'esercizio costante di una volontà di controllo, di una padronanza del se che si precisava nella realizzazione di un difficile equilibrio tra ragione e istinto, dalla coincidenza, infine, della ragione con l'intelletto e con la mente il Medioevo fece discendere il principio dualistico che sancisce l'indipendenza, nella unione, della coscienza e dell'anima della corporeità. Ma dopo la primavera del sogno umanistico-rinascimentale, la modernità occidentale viene segnata dalla separazione cartesiana tra sostanza pensante e sostanza estesa: principi fondanti cui ricondurre l'esperienza del mondo. Con un abile colpo di spugna, Cartesio attribuisce alla scienza il compito di tradurre il corpo come "cosa tra le cose del mondo"; ma perde l'uomo. La rottura più rilevante è nell'idea stessa di educazione del corpo. Quest'ultimo diviene campo di un più progressivo investimento di pratiche e di esercizi basati sul principio del suo addestramento e del suo disciplinamento, espellendo in fine qualsiasi elemento educativo riconducibile alla volontà del soggetto. Di tutto ciò se ne appropria il nascente Stato moderno: un certo uso del corpo verrà organizzato in tutti gli ambienti che segneranno il passaggio a un modello economico di educazione. Tra ragione e istinto, lo Stato prima, il capitale con esso, faranno giocare alla pedagogia una partita del tutto nuova: la soggettività viene costituita e formata sulla base delle pratiche disciplinari che hanno nel corpo il proprio bersaglio. Il corpo è progressivamente disinvestito di interesse, dal punto di vista delle pratiche e dei contenuti didattici via via che il minore progredisce nei gradi di istruzione scolastica; le strategie di apprendimento fanno leva prevalentemente sulle facoltà direttamente impiegate nella costruzione cognitiva delle conoscenze. un'educazione, insomma, che gioca per un verso come possibilità di coltivare la mente, e per l'altro come necessità di addestrare il corpo. E l'istruzione troverà nella scuola, nelle sue procedure quotidiane e concrete, il dispositivo che riproduce ogni giorno la dicotomia tra mente e corpo.File | Dimensione | Formato | |
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