Questo saggio delinea alcuni aspetti della femminilità nella cultura musulmana a partire dal Corano e con riguardo alle espressioni linguistiche di quest’ultimo. In tal modo intende rilevare la ricchezza di temi all’interno dello stesso testo coranico, temi talvolta occultati tra le pieghe delle parole e individuabili solo guardando all’armonia sinottica e ai rapporti lessicali e di senso che il Libro istituisce, presuppone o evoca passo per passo. Grande importanza è attribuita alla letteratura di spiegazione e commento del Corano - per lo più di epoca formativa e classica - il cui ruolo nella costruzione del discorso islamico non deve essere sottovalutato. Insistere sul variegato lavoro degli esegeti permette infatti, in questo frangente come in altri, di illuminare il peso della tradizione, dei convincimenti e delle consuetudini che non sempre poggiano sul Corano, preesistenti alla Rivelazione e comuni alla mentalità semitica e mediorientale in genere oppure frutto di contaminazioni con le culture limitrofe, emersi o riemersi con forza proprio grazie al dato esegetico. L’esegesi rivela così una funzione di corroborativo e magari di correttivo rispetto al Corano stesso. Quel che emerge dalla presente ricerca è che nel pensiero coranico, nella fattispecie quanto alla prima creazione, il femminile è rilevato come un aspetto inalienabile dell’essere umano, non porzione ma parte integrante, reciproco, complementare rispetto al maschile e con quest’ultimo per molti versi intercambiabile. Il femminile esprime inoltre le nozioni di inizio e successione nonché alcune prerogative simili a quelle del creatore quali la misericordia e la gratuità, con la capacità di custodire cioè il contrario dell’essere oggetto di custodia. Ed è illuminata la donna Maria, l’orante devota che si appartò e prese un velo per proteggersi, la donna migliore, migliore di molti uomini perché simile ai profeti. Nel contempo però la donna risulta secondaria rispetto all’uomo sotto il profilo giuridico, in particolare nell’eredità e nel divorzio il cui controllo spetta all’uomo, e così pure nella testimonianza. Anche l’esegesi mantiene una complessità di intenti: da un lato insiste sulla subordinazione e perfino sulla segregazione della donna - sempre più, si direbbe, con l’andare del tempo - e sulla sua inferiorità biologica per volere di Dio; ma dall’altro pensa alla donna come alla parte imprescindibile della coppia umana, l’altra metà, quella più delicata e fragile e che quindi più merita d’essere tutelata nei suoi diritti dalla legge di Dio, dalla società e doverosamente dal compagno, in vista di vantaggi equamente condivisi.
La creazione della donna nel Corano e il suo ruolo nella tradizione islamica
ZILIO GRANDI, Ida
2009-01-01
Abstract
Questo saggio delinea alcuni aspetti della femminilità nella cultura musulmana a partire dal Corano e con riguardo alle espressioni linguistiche di quest’ultimo. In tal modo intende rilevare la ricchezza di temi all’interno dello stesso testo coranico, temi talvolta occultati tra le pieghe delle parole e individuabili solo guardando all’armonia sinottica e ai rapporti lessicali e di senso che il Libro istituisce, presuppone o evoca passo per passo. Grande importanza è attribuita alla letteratura di spiegazione e commento del Corano - per lo più di epoca formativa e classica - il cui ruolo nella costruzione del discorso islamico non deve essere sottovalutato. Insistere sul variegato lavoro degli esegeti permette infatti, in questo frangente come in altri, di illuminare il peso della tradizione, dei convincimenti e delle consuetudini che non sempre poggiano sul Corano, preesistenti alla Rivelazione e comuni alla mentalità semitica e mediorientale in genere oppure frutto di contaminazioni con le culture limitrofe, emersi o riemersi con forza proprio grazie al dato esegetico. L’esegesi rivela così una funzione di corroborativo e magari di correttivo rispetto al Corano stesso. Quel che emerge dalla presente ricerca è che nel pensiero coranico, nella fattispecie quanto alla prima creazione, il femminile è rilevato come un aspetto inalienabile dell’essere umano, non porzione ma parte integrante, reciproco, complementare rispetto al maschile e con quest’ultimo per molti versi intercambiabile. Il femminile esprime inoltre le nozioni di inizio e successione nonché alcune prerogative simili a quelle del creatore quali la misericordia e la gratuità, con la capacità di custodire cioè il contrario dell’essere oggetto di custodia. Ed è illuminata la donna Maria, l’orante devota che si appartò e prese un velo per proteggersi, la donna migliore, migliore di molti uomini perché simile ai profeti. Nel contempo però la donna risulta secondaria rispetto all’uomo sotto il profilo giuridico, in particolare nell’eredità e nel divorzio il cui controllo spetta all’uomo, e così pure nella testimonianza. Anche l’esegesi mantiene una complessità di intenti: da un lato insiste sulla subordinazione e perfino sulla segregazione della donna - sempre più, si direbbe, con l’andare del tempo - e sulla sua inferiorità biologica per volere di Dio; ma dall’altro pensa alla donna come alla parte imprescindibile della coppia umana, l’altra metà, quella più delicata e fragile e che quindi più merita d’essere tutelata nei suoi diritti dalla legge di Dio, dalla società e doverosamente dal compagno, in vista di vantaggi equamente condivisi.File | Dimensione | Formato | |
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