Il saggio confronta due modelli di lettura del mondo nella letteratura e nella cultura del Settecento e del primo Ottocento: quello spaziale di confronto e opposizione tra civiltà differenti e quello temporale della costruzione di un’identità individuale e sociale a partire dal passato e dalla storia. Dall’analisi di due testi di metà secolo, Rasselas, Prince of Abyssinia di Samuel Johnson del 1759 e The Citizen of the World di Oliver Goldsmith – lettere “cinesi” pubblicate nel corso del 1760-1761 e raccolte in volume l’anno successivo – emerge la figura del viaggiatore alla ricerca, in terre sconosciute e aliene, di una comune natura umana. Ironia e humour però segnano una posizione scettica nei confronti dell’universalismo di valori, così come dell’efficacia degli strumenti di comunicazione tra gli uomini, inclusa la sympathy e la sensibility, riproponendo il problema della irriducibile differenza e dei particolarismi. Nel testo di Goldsmith, interessante punto di congiunzione e di trapasso da una forma all’altra, l’idea di cittadinanza del mondo si affianca e convive con quella dell’appartenenza a una civiltà e a una cultura particolare. Lo sguardo all’indietro, alla storia nazionale o al proprio passato caratterizzerà poi sempre più il cosmopolitismo del primo Ottocento ed è rintracciabile nell’opera di Byron – in particolare in testi come Childe Harold’s Pilgrimage e Don Juan –, dove la figura del viaggiatore e del Wanderer non è scissa da quella dell’esule, modello di identificazione politica e soprattutto letteraria.

Cittadini del mondo? La ricerca dell'identità nella letteratura inglese tra Sette e Ottocento

INNOCENTI, Loretta
2014-01-01

Abstract

Il saggio confronta due modelli di lettura del mondo nella letteratura e nella cultura del Settecento e del primo Ottocento: quello spaziale di confronto e opposizione tra civiltà differenti e quello temporale della costruzione di un’identità individuale e sociale a partire dal passato e dalla storia. Dall’analisi di due testi di metà secolo, Rasselas, Prince of Abyssinia di Samuel Johnson del 1759 e The Citizen of the World di Oliver Goldsmith – lettere “cinesi” pubblicate nel corso del 1760-1761 e raccolte in volume l’anno successivo – emerge la figura del viaggiatore alla ricerca, in terre sconosciute e aliene, di una comune natura umana. Ironia e humour però segnano una posizione scettica nei confronti dell’universalismo di valori, così come dell’efficacia degli strumenti di comunicazione tra gli uomini, inclusa la sympathy e la sensibility, riproponendo il problema della irriducibile differenza e dei particolarismi. Nel testo di Goldsmith, interessante punto di congiunzione e di trapasso da una forma all’altra, l’idea di cittadinanza del mondo si affianca e convive con quella dell’appartenenza a una civiltà e a una cultura particolare. Lo sguardo all’indietro, alla storia nazionale o al proprio passato caratterizzerà poi sempre più il cosmopolitismo del primo Ottocento ed è rintracciabile nell’opera di Byron – in particolare in testi come Childe Harold’s Pilgrimage e Don Juan –, dove la figura del viaggiatore e del Wanderer non è scissa da quella dell’esule, modello di identificazione politica e soprattutto letteraria.
2014
Le figure del cosmopolitismo nelle letterature europee (1700-1830)
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
innocenti cosmopolitismo.pdf

non disponibili

Tipologia: Documento in Post-print
Licenza: Accesso chiuso-personale
Dimensione 103.21 kB
Formato Adobe PDF
103.21 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10278/43201
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact