«La dialettica è nata dalla sofistica, come procedimento della discussione diretto a scuotere affermazioni dogmatiche e – come dicevano avvocati e comici – a rendere più forte il discorso più debole. Essa si è sviluppata in seguito, di fronte alla philosophia perennis, nel perenne metodo della critica, asilo di tutti i pensieri degli oppressi, anche di quello che essi non hanno mai pensato». Così Adorno nei "Minima moralia" descrive la dialettica, trasformandola nel filo rosso che tiene unita la trama del filosofare. Essa rivela come il pensiero, per restare fedele al proprio compito, debba rivolgersi anche contro se stesso, deponendo ogni istanza di conclusività. La teoria critica dialettica intende essere pertanto una radicale autocritica della pretesa totalizzante della soggettività. Gli studi raccolti in Trasformazioni della dialettica ripercorrono le tappe più significative della riflessione di Adorno, dalle prime discussioni con Horkheimer negli anni dell’esilio all’estrema sintesi di Dialettica negativa, prendendo in esame anche lezioni inedite in Italia. Ripensati in modo radicale grazie alla dialettica, i grandi snodi della costellazione filosofica occidentale – identità, individualità, alterità, linguaggio, intersoggettività – si mostrano sotto una nuova luce, delineando una “morale del pensiero” e una teoria della razionalità, al di là delle coordinate predominanti della tecnica e della ragione strumentale: «la ragione dialettica è l’irragionevolezza di fronte alla ragione dominante: solo in quanto la confuta e la supera, diventa essa stessa razionale».

Trasformazioni della dialettica. Studi su Theodor W. Adorno e la teoria critica

BELLAN, Alessandro
2006-01-01

Abstract

«La dialettica è nata dalla sofistica, come procedimento della discussione diretto a scuotere affermazioni dogmatiche e – come dicevano avvocati e comici – a rendere più forte il discorso più debole. Essa si è sviluppata in seguito, di fronte alla philosophia perennis, nel perenne metodo della critica, asilo di tutti i pensieri degli oppressi, anche di quello che essi non hanno mai pensato». Così Adorno nei "Minima moralia" descrive la dialettica, trasformandola nel filo rosso che tiene unita la trama del filosofare. Essa rivela come il pensiero, per restare fedele al proprio compito, debba rivolgersi anche contro se stesso, deponendo ogni istanza di conclusività. La teoria critica dialettica intende essere pertanto una radicale autocritica della pretesa totalizzante della soggettività. Gli studi raccolti in Trasformazioni della dialettica ripercorrono le tappe più significative della riflessione di Adorno, dalle prime discussioni con Horkheimer negli anni dell’esilio all’estrema sintesi di Dialettica negativa, prendendo in esame anche lezioni inedite in Italia. Ripensati in modo radicale grazie alla dialettica, i grandi snodi della costellazione filosofica occidentale – identità, individualità, alterità, linguaggio, intersoggettività – si mostrano sotto una nuova luce, delineando una “morale del pensiero” e una teoria della razionalità, al di là delle coordinate predominanti della tecnica e della ragione strumentale: «la ragione dialettica è l’irragionevolezza di fronte alla ragione dominante: solo in quanto la confuta e la supera, diventa essa stessa razionale».
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