Il volume si propone di analizzare approfonditamente il reato di finanziamento del terrorismo internazionale alla luce del diritto internazionale e dell'Unione europea, pur non trascurando per taluni profili la normativa interna di alcuni Stati, allo scopo di comprendere l'evoluzione che la lotta a questo reato ha avuto negli ultimi dieci anni. L'analisi è calata in un ragionamento giuridico di ampio respiro, tale da consentire di rilevare i profili di autonomia del reato di finanziamento rispetto alla nozione di terrorismo internazionale, ma allo stesso tempo gli stretti legami che questo presenta con altri fenomeni criminali di natura transnazionale: il riciclaggio, prima di tutto. Nella trattazione, dopo l'esame della nozione giuridica di finanziamento (che consente di sviluppare alcune considerazioni sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la repressione del finanziamento al terrorismo internazionale del 1999 nonché sulla natura giuridica della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1373/2001), si propone uno studio dettagliato delle misure repressive e preventive di contrasto al finanziamento del terrorismo internazionale, con particolare riguardo alle misure raccomandate dalla Financial Action Task Force (FATF/GAFI), recentemente emendate. L'analisi della prassi internazionale rilevata in materia è volta poi all'individuazione di un obbligo di cooperazione, nell'adozione di tali misure di contrasto, di natura consuetudinaria. Il contenuto di tale obbligo viene ricostruito a partire dalla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1373/2001. Il volume dedica poi una parte consistente alla tutela internazionale dei diritti umani. Se, infatti, la cooperazione internazionale nel contrasto di tale reato non è diminuita, essa si è nondimeno "specializzata", per tenere conto della necessità di proteggere i diritti umani fondamentali nel quadro della lotta al terrorismo. Ad oltre dieci anni dagli attentati dell'11 settembre 2001, si assiste invero ad un faticoso riequilibrio tra le esigenze di sicurezza dei singoli Stati e l'imperativo della tutela dei diritti umani fondamentali. Esemplare, a tale riguardo, è lo studio dell'evoluzione del regime delle sanzioni ONU (fino alla figura dell'Ombudsperson) così come dell'accordo internazionale UE - USA circa il Terrorist Finance Tracking Programme, che il lavoro propone. La giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e della Corte di giustizia dell'Unione europea è altresì oggetto di ampio esame per valutare il complesso tentativo di bilanciare due esigenze - sicurezza e rispetto dei diritti umani fondamentali - che oggi, quantomeno a livello europeo, non si escludono ma si completano a vicenda. Il volume è arricchito da alcuni esempi recenti della prassi internazionale: dal primo rapporto Moneyval sulla Santa Sede del luglio 2012 alle sentenze di corti statunitensi in casi che hanno un "parallelo" davanti al giudice UE, ad es. la celebre saga Kadi.

Il contrasto del finanziamento al terrorismo internazionale. Profili di Diritto internazionale e dell'Unione europea

DE VIDO, Sara
2012-01-01

Abstract

Il volume si propone di analizzare approfonditamente il reato di finanziamento del terrorismo internazionale alla luce del diritto internazionale e dell'Unione europea, pur non trascurando per taluni profili la normativa interna di alcuni Stati, allo scopo di comprendere l'evoluzione che la lotta a questo reato ha avuto negli ultimi dieci anni. L'analisi è calata in un ragionamento giuridico di ampio respiro, tale da consentire di rilevare i profili di autonomia del reato di finanziamento rispetto alla nozione di terrorismo internazionale, ma allo stesso tempo gli stretti legami che questo presenta con altri fenomeni criminali di natura transnazionale: il riciclaggio, prima di tutto. Nella trattazione, dopo l'esame della nozione giuridica di finanziamento (che consente di sviluppare alcune considerazioni sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la repressione del finanziamento al terrorismo internazionale del 1999 nonché sulla natura giuridica della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1373/2001), si propone uno studio dettagliato delle misure repressive e preventive di contrasto al finanziamento del terrorismo internazionale, con particolare riguardo alle misure raccomandate dalla Financial Action Task Force (FATF/GAFI), recentemente emendate. L'analisi della prassi internazionale rilevata in materia è volta poi all'individuazione di un obbligo di cooperazione, nell'adozione di tali misure di contrasto, di natura consuetudinaria. Il contenuto di tale obbligo viene ricostruito a partire dalla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1373/2001. Il volume dedica poi una parte consistente alla tutela internazionale dei diritti umani. Se, infatti, la cooperazione internazionale nel contrasto di tale reato non è diminuita, essa si è nondimeno "specializzata", per tenere conto della necessità di proteggere i diritti umani fondamentali nel quadro della lotta al terrorismo. Ad oltre dieci anni dagli attentati dell'11 settembre 2001, si assiste invero ad un faticoso riequilibrio tra le esigenze di sicurezza dei singoli Stati e l'imperativo della tutela dei diritti umani fondamentali. Esemplare, a tale riguardo, è lo studio dell'evoluzione del regime delle sanzioni ONU (fino alla figura dell'Ombudsperson) così come dell'accordo internazionale UE - USA circa il Terrorist Finance Tracking Programme, che il lavoro propone. La giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e della Corte di giustizia dell'Unione europea è altresì oggetto di ampio esame per valutare il complesso tentativo di bilanciare due esigenze - sicurezza e rispetto dei diritti umani fondamentali - che oggi, quantomeno a livello europeo, non si escludono ma si completano a vicenda. Il volume è arricchito da alcuni esempi recenti della prassi internazionale: dal primo rapporto Moneyval sulla Santa Sede del luglio 2012 alle sentenze di corti statunitensi in casi che hanno un "parallelo" davanti al giudice UE, ad es. la celebre saga Kadi.
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