This contribution presents a case study on one of the stablest and most developed financial environments of early modern Europe, the Venetian Republic, in a challenging period of financial instability which found its roots in monetary speculation. This instability nevertheless did not give way to real episodes of crisis, thanks to the strict public control over Venetian financial market. Being monetary policy a major problem for pre-industrial governments, the reaction was prompt and accurate enough to deter more serious consequences, but was indeed put into practice in financial markets. The solid (and long-tested) financial environment that Venice enjoyed in the early 17th century – when the city was still a lively international hub, until the eve of the plague in 1631 – surely helped to cope with difficulties; this case, then, can also be assessed as a proof for the efficacy of Venetian financial policies. The case study refers to a single – but enough well documented – attempt to speculate on the value of gold coins in Venice. It is more appropriately a micro-case, since it took place (with the immediate reply of government) in the space of a few days in September 1608, but it represents the usual conduct on behalf of early modern Venetian government, creating a dialogue between the offices and the actors involved. This strategy proved successful and probably helps to explain the long resilience to decline in the 17th century.

Questo contributo propone un caso di studio sul rapporto tra crisi finanziarie e crisi monetarie attraverso un episodio verificatosi nel 1608 in uno degli ambienti finanziari più stabili e sviluppati della prima età moderna. Tra sedicesimo e diciassettesimo secolo si apre un periodo di crescente instabilità monetaria riflesso nelle quotazioni contrattate ogni tre mesi nelle fiere cambiarie di Bisenzone sotto controllo genovese. In sé questi tassi riguardano le lettere di cambio, tuttavia la larga diffusione a Venezia di questo strumento sia come mezzo di investimento sia come finanziamento alle attività produttive rende la contrattazione in fiera centrale per la determinazione del tasso di interesse applicato sulla piazza. Le autorità veneziane monitorano attentamente questi fenomeni. La loro attenzione è concentrata sull’aspetto monetario e sul costante sforzo per arginare l’inondazione di moneta di peso scarso e l’eccessiva rivalutazione delle monete d’oro, ma la consapevolezza del legame tra mercato monetario e finanziario è ben presente in tutti i documenti pubblici. Nel micro-caso preso in considerazione i provvedimenti ottengono un parziale successo sospendendo il rialzo dei tassi per quasi un paio d’anni. Tuttavia, il meccanismo di contrattazione usato dal governo prevede anche il dialogo con le parti direttamente interessate sul mercato – in questo caso, i rappresentanti delle principali “nazioni” interessate nel mercato cambiario a Venezia (cioè genovesi e fiorentini) e i sensali di cambio, una cerniera formale tra mercanti e investitori sul piano orizzontale, e un modo (per quanto impreciso, viste le possibilità di nascondere una parte dei contratti conclusi) per collegare la piazza e le autorità pubbliche sul piano verticale (i sensali erano obbligati a dichiarare i contratti). Questa capacità di collegare le istituzioni con gli attori economici, che percorre tutta la storia economica veneziana, è forse uno dei motivi che ne spiega la lunga resistenza al declino nel corso del diciassettesimo secolo.

Instabilità finanziaria e intervento pubblico: Venezia 1600-1630

Isabella Cecchini
Writing – Original Draft Preparation
2016-01-01

Abstract

This contribution presents a case study on one of the stablest and most developed financial environments of early modern Europe, the Venetian Republic, in a challenging period of financial instability which found its roots in monetary speculation. This instability nevertheless did not give way to real episodes of crisis, thanks to the strict public control over Venetian financial market. Being monetary policy a major problem for pre-industrial governments, the reaction was prompt and accurate enough to deter more serious consequences, but was indeed put into practice in financial markets. The solid (and long-tested) financial environment that Venice enjoyed in the early 17th century – when the city was still a lively international hub, until the eve of the plague in 1631 – surely helped to cope with difficulties; this case, then, can also be assessed as a proof for the efficacy of Venetian financial policies. The case study refers to a single – but enough well documented – attempt to speculate on the value of gold coins in Venice. It is more appropriately a micro-case, since it took place (with the immediate reply of government) in the space of a few days in September 1608, but it represents the usual conduct on behalf of early modern Venetian government, creating a dialogue between the offices and the actors involved. This strategy proved successful and probably helps to explain the long resilience to decline in the 17th century.
2016
Le crisi finanziarie: gestione, implicazioni sociali e conseguenze nell’età preindustriale / The financial crises: their management, their social implications and their consequences in pre-industrial times, Atti della XLVII Settimana di Studi, Istituto internazionale di storia economia F. Datini
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