Con l’arrivo dell’Islam nelle loro terre, utilizzando come nuova lingua franca “l’arabo”, i cristiani, oltre alla cristologia, hanno dovuto trattare di nuovo la dottrina trinitaria, sollecitati dalla visione triteista che ne ha l’Islam. Questo volume presenta, quindi, una inedita sintesi della teologia del cristianesimo arabo, vale a dire quello vissuto in terra musulmana-araba, colta nei suoi primi passi, analizzando la dottrina trinitaria e cristologica di tre autori di diverse confessioni-chiese dell’Oriente, il melchita Saʻīd ʼibn Baṭrīq, il copto Sāwīrus ʼibn al- Muqaffaʻ e il nestoriano Elia di Nisibi. L’opera è, dunque, un valido contributo alla teologia storico-dogmatica, al pensiero metafisico e il suo sviluppo dai cristiani e agli studi sul patrimonio arabo cristiano.

Il lavoro che qui presento si compone di quattro parti. Poiché ancora questi argomenti non possono considerarsi di patrimonio comune, si è premesso un capitolo introduttivo, nel quale viene spiegato cosa sia il cristianesimo arabo pre-islamico, la nascita del patrimonio arabo cristiano e la teologia in lingua araba, sviluppatisi dopo l’arrivo dell’Islam nel Vicino Oriente; ne vengono illustrate le caratteristiche principali e il contesto storico generale in cui tale teologia è nata e si è sviluppata, ossia i cambiamenti avvenuti nella vita dei cristiani del Vicino Oriente dopo l’arrivo degli arabi musulmani. Seguono tre parti, ciascuna delle quali dedicata a uno dei tre autori oggetto della ricerca, Sa‘īd ’Ibn Baṭrīq, Sāwīrus ʼIbn al-Muqaffaʻ ed Elia di Nisibi. Ognuna di queste parti è suddivisa in quattro capitoli. Nel primo capitolo di ciascuna di esse vengono presentate le informazioni biografiche che possediamo sull’autore in questione e le opere che ci risulta abbia scritto. Nel secondo capitolo viene presentata l’esposizione storica del dogma cristiano così come è stato presentato da ciascun autore. Si tratta delle narrazioni storiche sullo sviluppo della dottrina cristiana dai tempi degli apostoli, delle controversie trinitarie e cristologiche, dei concili e di alcuni personaggi che hanno rivestito un ruolo rilevante nel processo di tale sviluppo e la loro dottrina. Nel terzo capitolo si propone un’analisi del loro pensiero trinitario. Le dottrine trinitarie dei nostri autori si sono sviluppate essenzialmente in due maniere: come una dottrina catechetica o come una dottrina apologetica, ossia, una difesa davanti ai non cristiani, soprattutto ai musulmani. Terminata l’analisi della dottrina trinitaria di ciascun autore si passa al quarto capitolo di ciascuna parte, dove viene mostrata la loro dottrina cristologica. Il quarto capitolo di ognuna delle tre parti è da considerarsi come il cuore dello studio, e per questo motivo trova uno spazio così ampio. In esso vengono prese in esame tutte le opere di ciascun autore dove si trova espressa la sua dottrina cristologica, sia in maniera catechetica e apologetica che polemica. Ciascun autore è stato studiato all’interno della sua tradizione, verificando così anche quanto vi fosse legato, comparando il suo pensiero con quello di altri autori della stessa confessione. Inoltre, si è cercato di individuare le fonti di ciascun autore, sia nella descrizione storica che in quella dottrinale e dogmatica. Per alcune opere, infine, si è dovuto assumere una posizione circa la loro autenticità e l’attribuzione ai nostri autori, per stabilire la base testuale da prendere in considerazione durante l’analisi. Queste tre parti possono essere considerate come uno studio dettagliato delle cristologie delle tre grandi confessioni dell’Oriente: melchita, monofisita e nestoriana. Per quanto riguarda i nomi delle confessioni, sono stati utilizzati i termini “classici”, senza alcuna intenzione polemica od offensiva. È noto a tutti che, nella storia passata e fino a non molto tempo addietro, tali termini abbiano avuto un significato negativo e spregiativo; però, altrettanto importante, essendo tali termini utilizzati dagli stessi autori oggetto del nostro studio, si è deciso di usarli ugualmente. Così, per coloro che hanno accettato il concilio di Calcedonia, i calcedonesi, è stato utilizzato il termine melchiti. Per i non calcedonesi, ossia coloro che non hanno accettato Calcedonia, sono stati scelti i termini giacobiti e monofisiti; talvolta laddove il contesto specifico lo richiedeva, si è usato anche il termine copti e siro-giacobiti. Per la chiesa situata fuori dal territorio dell’impero bizantino, ossia la chiesa d’Oriente, si è usato il termine nestoriani. La quarta parte dal titolo “I tre autori in comparazione. Verso una proposta inclusiva”, è da considerarsi come un riassunto comparativo-conclusivo della ricerca. Anche questa parte è divisa in quattro capitoli: nel primo viene presentata una comparazione delle tre esposizioni storiche del dogma cristiano, in cui si evidenziano i punti in comune e quelli in cui gli autori divergono, per comprendere la direzione della verità storica e il suo uso dietro le diverse versioni degli eventi che rivestirono un delicato ruolo nella costruzione delle loro diverse narrative, soprattutto il concilio di Efeso e quello di Calcedonia, causa delle divisioni tra le tre confessioni. Il secondo capitolo è una comparazione delle dottrine trinitarie. Qui si è cercato di evidenziare come è stato spiegato il dogma trinitario per comprenderne il perché, ricercando dove ci fossero concordanze tra i nostri autori e dove no. Inoltre, si propone pure una comparazione del rispettivo uso dei termini metafisici di ciascuno e le diverse comprensioni di ogni termine, affinché potesse emergere più chiaramente il motivo delle loro differenze, nonostante le loro dichiarazioni di concordia universale dei cristiani in materia di dogma trinitario. La spiegazione della dottrina trinitaria è sempre legata a quella della cristologia. Anzi, si può dire che essa si sviluppa ed è compresa in vista della propria posizione cristologica. Con il terzo capitolo vengono comparate le tre cristologie e individuate le differenziazioni e le concordanze nel contenuto della dottrina, in modo da spiegare tale dottrina e l’uso della terminologia tecnica. Poiché la cristologia è l’interesse portante di questo mio lavoro, il lavoro di comparazione è stato molto dettagliato. Si presentano, pertanto, i punti centrali della cristologia in discussione, come il quando dell’unione delle due nature, il come, il risultato, ecc. Attraverso tale comparazione, si evidenzia anche lo sfondo filosofico di ciascun autore, per cui viene discusso anche come avrebbero potuto rispondere ad alcune questioni cristologiche utilizzando e sviluppando quelle che ho chiamato “regole filosofiche”. Lo sfondo filosofico è anche legato alla terminologia tecnica, essenziale nella ricerca che qui presento. Così, il lavoro di comparazione è stato eseguito anche per la terminologia, per il suo uso e il suo contenuto. Da notare che ogni autore è stato considerato sempre nella sua tradizione, e così tutte le tre comparazioni sono state fatte prendendo in considerazione anche la relazione dell’autore con la tradizione di appartenenza. L’ultimo capitolo di questa parte è la proposta di prolegomeni a una dottrina teologica inclusiva in chiave ecumenica. Certamente non è compito del teologo quello di “imporre” qualcosa alle chiese-confessioni, ma fa parte del suo dovere ecclesiale aiutare i cristiani, nel presente caso con una chiarificazione della terminologia metafisica e del suo contenuto e significato, con un contributo per l’elaborazione di uno schema-modello cristologico che valuti i tre modelli dei nostri autori e delle loro tradizioni. Prendendo in considerazione il dialogo attuale tra le chiese, mi permetto di sostenere anche che, in un’ipotetica possibilità di sottoporglielo, un tale schema-modello avrebbe potuto essere accettato anche dai nostri autori, dato che il contenuto della loro dottrina non presenta differenze sostanziali, come mi pare aver mostrato nei primi tre capitoli dell’ultima parte di questo studio.

La Tunica di al-Masīḥ. La Cristologia delle grandi confessioni cristiane dell’Oriente nel X e XI secolo

Bishara Ebeid
2019-01-01

Abstract

Il lavoro che qui presento si compone di quattro parti. Poiché ancora questi argomenti non possono considerarsi di patrimonio comune, si è premesso un capitolo introduttivo, nel quale viene spiegato cosa sia il cristianesimo arabo pre-islamico, la nascita del patrimonio arabo cristiano e la teologia in lingua araba, sviluppatisi dopo l’arrivo dell’Islam nel Vicino Oriente; ne vengono illustrate le caratteristiche principali e il contesto storico generale in cui tale teologia è nata e si è sviluppata, ossia i cambiamenti avvenuti nella vita dei cristiani del Vicino Oriente dopo l’arrivo degli arabi musulmani. Seguono tre parti, ciascuna delle quali dedicata a uno dei tre autori oggetto della ricerca, Sa‘īd ’Ibn Baṭrīq, Sāwīrus ʼIbn al-Muqaffaʻ ed Elia di Nisibi. Ognuna di queste parti è suddivisa in quattro capitoli. Nel primo capitolo di ciascuna di esse vengono presentate le informazioni biografiche che possediamo sull’autore in questione e le opere che ci risulta abbia scritto. Nel secondo capitolo viene presentata l’esposizione storica del dogma cristiano così come è stato presentato da ciascun autore. Si tratta delle narrazioni storiche sullo sviluppo della dottrina cristiana dai tempi degli apostoli, delle controversie trinitarie e cristologiche, dei concili e di alcuni personaggi che hanno rivestito un ruolo rilevante nel processo di tale sviluppo e la loro dottrina. Nel terzo capitolo si propone un’analisi del loro pensiero trinitario. Le dottrine trinitarie dei nostri autori si sono sviluppate essenzialmente in due maniere: come una dottrina catechetica o come una dottrina apologetica, ossia, una difesa davanti ai non cristiani, soprattutto ai musulmani. Terminata l’analisi della dottrina trinitaria di ciascun autore si passa al quarto capitolo di ciascuna parte, dove viene mostrata la loro dottrina cristologica. Il quarto capitolo di ognuna delle tre parti è da considerarsi come il cuore dello studio, e per questo motivo trova uno spazio così ampio. In esso vengono prese in esame tutte le opere di ciascun autore dove si trova espressa la sua dottrina cristologica, sia in maniera catechetica e apologetica che polemica. Ciascun autore è stato studiato all’interno della sua tradizione, verificando così anche quanto vi fosse legato, comparando il suo pensiero con quello di altri autori della stessa confessione. Inoltre, si è cercato di individuare le fonti di ciascun autore, sia nella descrizione storica che in quella dottrinale e dogmatica. Per alcune opere, infine, si è dovuto assumere una posizione circa la loro autenticità e l’attribuzione ai nostri autori, per stabilire la base testuale da prendere in considerazione durante l’analisi. Queste tre parti possono essere considerate come uno studio dettagliato delle cristologie delle tre grandi confessioni dell’Oriente: melchita, monofisita e nestoriana. Per quanto riguarda i nomi delle confessioni, sono stati utilizzati i termini “classici”, senza alcuna intenzione polemica od offensiva. È noto a tutti che, nella storia passata e fino a non molto tempo addietro, tali termini abbiano avuto un significato negativo e spregiativo; però, altrettanto importante, essendo tali termini utilizzati dagli stessi autori oggetto del nostro studio, si è deciso di usarli ugualmente. Così, per coloro che hanno accettato il concilio di Calcedonia, i calcedonesi, è stato utilizzato il termine melchiti. Per i non calcedonesi, ossia coloro che non hanno accettato Calcedonia, sono stati scelti i termini giacobiti e monofisiti; talvolta laddove il contesto specifico lo richiedeva, si è usato anche il termine copti e siro-giacobiti. Per la chiesa situata fuori dal territorio dell’impero bizantino, ossia la chiesa d’Oriente, si è usato il termine nestoriani. La quarta parte dal titolo “I tre autori in comparazione. Verso una proposta inclusiva”, è da considerarsi come un riassunto comparativo-conclusivo della ricerca. Anche questa parte è divisa in quattro capitoli: nel primo viene presentata una comparazione delle tre esposizioni storiche del dogma cristiano, in cui si evidenziano i punti in comune e quelli in cui gli autori divergono, per comprendere la direzione della verità storica e il suo uso dietro le diverse versioni degli eventi che rivestirono un delicato ruolo nella costruzione delle loro diverse narrative, soprattutto il concilio di Efeso e quello di Calcedonia, causa delle divisioni tra le tre confessioni. Il secondo capitolo è una comparazione delle dottrine trinitarie. Qui si è cercato di evidenziare come è stato spiegato il dogma trinitario per comprenderne il perché, ricercando dove ci fossero concordanze tra i nostri autori e dove no. Inoltre, si propone pure una comparazione del rispettivo uso dei termini metafisici di ciascuno e le diverse comprensioni di ogni termine, affinché potesse emergere più chiaramente il motivo delle loro differenze, nonostante le loro dichiarazioni di concordia universale dei cristiani in materia di dogma trinitario. La spiegazione della dottrina trinitaria è sempre legata a quella della cristologia. Anzi, si può dire che essa si sviluppa ed è compresa in vista della propria posizione cristologica. Con il terzo capitolo vengono comparate le tre cristologie e individuate le differenziazioni e le concordanze nel contenuto della dottrina, in modo da spiegare tale dottrina e l’uso della terminologia tecnica. Poiché la cristologia è l’interesse portante di questo mio lavoro, il lavoro di comparazione è stato molto dettagliato. Si presentano, pertanto, i punti centrali della cristologia in discussione, come il quando dell’unione delle due nature, il come, il risultato, ecc. Attraverso tale comparazione, si evidenzia anche lo sfondo filosofico di ciascun autore, per cui viene discusso anche come avrebbero potuto rispondere ad alcune questioni cristologiche utilizzando e sviluppando quelle che ho chiamato “regole filosofiche”. Lo sfondo filosofico è anche legato alla terminologia tecnica, essenziale nella ricerca che qui presento. Così, il lavoro di comparazione è stato eseguito anche per la terminologia, per il suo uso e il suo contenuto. Da notare che ogni autore è stato considerato sempre nella sua tradizione, e così tutte le tre comparazioni sono state fatte prendendo in considerazione anche la relazione dell’autore con la tradizione di appartenenza. L’ultimo capitolo di questa parte è la proposta di prolegomeni a una dottrina teologica inclusiva in chiave ecumenica. Certamente non è compito del teologo quello di “imporre” qualcosa alle chiese-confessioni, ma fa parte del suo dovere ecclesiale aiutare i cristiani, nel presente caso con una chiarificazione della terminologia metafisica e del suo contenuto e significato, con un contributo per l’elaborazione di uno schema-modello cristologico che valuti i tre modelli dei nostri autori e delle loro tradizioni. Prendendo in considerazione il dialogo attuale tra le chiese, mi permetto di sostenere anche che, in un’ipotetica possibilità di sottoporglielo, un tale schema-modello avrebbe potuto essere accettato anche dai nostri autori, dato che il contenuto della loro dottrina non presenta differenze sostanziali, come mi pare aver mostrato nei primi tre capitoli dell’ultima parte di questo studio.
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