1) Proposito e focus della ricerca: scopo della presente ricerca è approfondire l'attuale conoscenza che del taoismo filosofico antico abbiamo in Occidente, attraverso la lettura “esistenzialista” di Laozi fatta da Karl Jaspers. Il focus è l'analisi della fuorviante, in certo grado, assimilazione del taoismo alla filosofia dell'esistenza e alla metafisica neoplatonica che ispira lo stesso Jaspers. 2) Metodo : si tenta di chiarire il perché Jaspers fraintenda Laozi e il taoismo seguendo il seguente percorso: A) esplorando il concetto di esistenza elaborato da Jaspers (mögliche Existenz) nonché la sua ipotesi storiografica del periodo assiale dell'umanità (SEZIONE PRIMA: JASPERS); B) esplorando inoltre (nella SEZ. SECONDA: TAOISMO): 1. l'evoluzione storica del concetto di tao, 2. l' “onto-cosmologia” taoista (nozione coniata da Cheng Zhongying 成中英), 3. l'assenza nella lingua cinese classica del verbo essere (A. Graham) e 4. la relativa assenza nel taoismo di una ontologia metafisica; C) analizzando e confutando l'interpretazione metafisica di Laozi argomentata compiutamente da Jaspers ne I grandi filosofi, alla luce di quanto esposto nella prima e nella seconda sezione (SEZIONE TERZA: JASPERS E IL TAOISMO). 3) Risultati: 1– La causa principale del fraintendimento della nozione di tao nell'interpretazione di Jaspers è riposta nello stesso concetto guida e cardine della filosofia dell'esistenza: il concetto di esistenza. Jaspers parla di “esistenza possibile”(mögliche Existenz) concetto questo che si fonda sull'idea di “possibilità” (ted. möglichkeit, gr. δύναμις) esistenziale, ovvero sull'idea della possibilità d'essere o non essere da parte d'ogni esserci e d'ogni cosa. In virtù di tale idea Jaspers afferma che “il Tao è nulla” – nulla di ciò che possiamo vedere, udire, toccare e prendere: “Per tanto che l'essere è ciò che vediamo, ascoltiamo, prendiamo, che è immagine e figura, il Tao è nulla” afferma risolutamente Jaspers in Die grossen Philosophen. Il tao è, in questa interpretazione, oltre l'esperienza. E' un essere trascendente e però, allo stesso tempo, è l'immanente processo del divenire tra l'essere e il nulla di ogni cosa. Il tao è per Jaspers “esistenza possibile”; è cioè la possibilità e la libertà d'essere o non essere propria d'ogni cosa e d'ogni esserci. 2– Tuttavia Jaspers, al di là di questo errore ermeneutico, coglie e chiarisce alcuni importanti aspetti della cultura e del pensiero cinese che sono: “l'armonia del tutto”, “l'assenza del tragico” e “la mancanza di soteriologie”. 3– Jaspers ad ogni modo non coglie il cuore pulsante del taoismo: non si avvede infatti che nel taoismo ogni cosa e ogni essere, così come appaiono e si manifestano nell'esperienza, sono tao. 4) Tentativo di conclusione: Jaspers non coglie il cuore pulsante del taoismo poiché intende il tao – in virtù del suo concetto d'esistenza – come un Super-essere, come un essere straordinario esistente oltre l'esperienza (come il suo Umgreifende, o come il Bene di Platone, l'Uno di Plotino, il Dio di Agostino). Il tao però non giace oltre l'esperienza, la sensibilità e la natura e non è un essere stra-ordinario. Il tao è ogni essere e ogni cosa, così come necessariamente e spontaneamente si manifestano. Ma per comprendere il taoismo e per poter compiere un tuffo nel mare del tao, Jaspers e tutti noi – in quanto occidentali –, dovremmo oltrepassare il nostro ethos e dovremmo dismettere il nostro abito d'interpretare e vivere il cambiamento come un “divenire altro” (E. Severino), ossia la nostra abitudine a intendere il cambiamento come la manifestazione della “possibilità esistenziale” (δύναμις) propria d'ogni cosa d'essere o non essere, ovvero come un divenire tra l'essere e il nulla. Questo significa però che, per intendere in modo corretto e filosoficamente coerente il cuore pulsante del taoismo, dovremmo ricorrere a una nuova ontologia dell'esistenza. Ed è in questa prospettiva e con questo intento che si è chiamato in causa il discorso filosofico di E. Severino.

Il Tao e la Filosofia di Jaspers. Ontologie dell'esistenza tra Cina e Occidente

CABELLA, MASSIMILIANO
2016-01-01

Abstract

1) Proposito e focus della ricerca: scopo della presente ricerca è approfondire l'attuale conoscenza che del taoismo filosofico antico abbiamo in Occidente, attraverso la lettura “esistenzialista” di Laozi fatta da Karl Jaspers. Il focus è l'analisi della fuorviante, in certo grado, assimilazione del taoismo alla filosofia dell'esistenza e alla metafisica neoplatonica che ispira lo stesso Jaspers. 2) Metodo : si tenta di chiarire il perché Jaspers fraintenda Laozi e il taoismo seguendo il seguente percorso: A) esplorando il concetto di esistenza elaborato da Jaspers (mögliche Existenz) nonché la sua ipotesi storiografica del periodo assiale dell'umanità (SEZIONE PRIMA: JASPERS); B) esplorando inoltre (nella SEZ. SECONDA: TAOISMO): 1. l'evoluzione storica del concetto di tao, 2. l' “onto-cosmologia” taoista (nozione coniata da Cheng Zhongying 成中英), 3. l'assenza nella lingua cinese classica del verbo essere (A. Graham) e 4. la relativa assenza nel taoismo di una ontologia metafisica; C) analizzando e confutando l'interpretazione metafisica di Laozi argomentata compiutamente da Jaspers ne I grandi filosofi, alla luce di quanto esposto nella prima e nella seconda sezione (SEZIONE TERZA: JASPERS E IL TAOISMO). 3) Risultati: 1– La causa principale del fraintendimento della nozione di tao nell'interpretazione di Jaspers è riposta nello stesso concetto guida e cardine della filosofia dell'esistenza: il concetto di esistenza. Jaspers parla di “esistenza possibile”(mögliche Existenz) concetto questo che si fonda sull'idea di “possibilità” (ted. möglichkeit, gr. δύναμις) esistenziale, ovvero sull'idea della possibilità d'essere o non essere da parte d'ogni esserci e d'ogni cosa. In virtù di tale idea Jaspers afferma che “il Tao è nulla” – nulla di ciò che possiamo vedere, udire, toccare e prendere: “Per tanto che l'essere è ciò che vediamo, ascoltiamo, prendiamo, che è immagine e figura, il Tao è nulla” afferma risolutamente Jaspers in Die grossen Philosophen. Il tao è, in questa interpretazione, oltre l'esperienza. E' un essere trascendente e però, allo stesso tempo, è l'immanente processo del divenire tra l'essere e il nulla di ogni cosa. Il tao è per Jaspers “esistenza possibile”; è cioè la possibilità e la libertà d'essere o non essere propria d'ogni cosa e d'ogni esserci. 2– Tuttavia Jaspers, al di là di questo errore ermeneutico, coglie e chiarisce alcuni importanti aspetti della cultura e del pensiero cinese che sono: “l'armonia del tutto”, “l'assenza del tragico” e “la mancanza di soteriologie”. 3– Jaspers ad ogni modo non coglie il cuore pulsante del taoismo: non si avvede infatti che nel taoismo ogni cosa e ogni essere, così come appaiono e si manifestano nell'esperienza, sono tao. 4) Tentativo di conclusione: Jaspers non coglie il cuore pulsante del taoismo poiché intende il tao – in virtù del suo concetto d'esistenza – come un Super-essere, come un essere straordinario esistente oltre l'esperienza (come il suo Umgreifende, o come il Bene di Platone, l'Uno di Plotino, il Dio di Agostino). Il tao però non giace oltre l'esperienza, la sensibilità e la natura e non è un essere stra-ordinario. Il tao è ogni essere e ogni cosa, così come necessariamente e spontaneamente si manifestano. Ma per comprendere il taoismo e per poter compiere un tuffo nel mare del tao, Jaspers e tutti noi – in quanto occidentali –, dovremmo oltrepassare il nostro ethos e dovremmo dismettere il nostro abito d'interpretare e vivere il cambiamento come un “divenire altro” (E. Severino), ossia la nostra abitudine a intendere il cambiamento come la manifestazione della “possibilità esistenziale” (δύναμις) propria d'ogni cosa d'essere o non essere, ovvero come un divenire tra l'essere e il nulla. Questo significa però che, per intendere in modo corretto e filosoficamente coerente il cuore pulsante del taoismo, dovremmo ricorrere a una nuova ontologia dell'esistenza. Ed è in questa prospettiva e con questo intento che si è chiamato in causa il discorso filosofico di E. Severino.
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