Vita... scritta da esso, Memorie (inutili o senz’aggettivi), Mémoires: il Settecento è il secolo di massima fioritura del genere autobiografico. In un’età di crisi e di rinnovamento per la lingua italiana, in cui infuriano i dibattiti tra puristi e antipuristi e il sistema educativo tradizionale fondato sul latino vacilla dalle fondamenta, chiunque scriva la storia della propria vita non può che interrogarsi sul tema della lingua. Del suo apprendimento, della sua elaborazione letteraria, del suo uso quotidiano. Da Giovanbattista Vico a Pietro Giannone, da Carlo Gozzi a Carlo Goldoni, da Vittorio Alfieri a Lorenzo Da Ponte, alcuni fra i protagonisti della cultura italiana dell’età dei Lumi lasciano, nelle loro autobiografie, le tracce di una riflessione su un italiano spesso faticosamente conquistato, in una difficile negoziazione col retaggio dei dialetti e con l’egemonia di lingue straniere come il francese e l’inglese. Non sempre il rapporto fra posizioni teoriche e pratica di scrittura è coerente; e non sempre è limpido: in questo libro, entrambi gli aspetti vengono esaminati concentrandosi su un genere letterario e indagando aspetti poco noti di quella che, in un periodo altrove già ricco di pregevole narrativa romanzesca, fu in Italia la migliore manifestazione della prosa.

"Scriver la vita". Lingua e stile nell'autobiografia italiana del Settecento

TOMASIN, Lorenzo
2009-01-01

Abstract

Vita... scritta da esso, Memorie (inutili o senz’aggettivi), Mémoires: il Settecento è il secolo di massima fioritura del genere autobiografico. In un’età di crisi e di rinnovamento per la lingua italiana, in cui infuriano i dibattiti tra puristi e antipuristi e il sistema educativo tradizionale fondato sul latino vacilla dalle fondamenta, chiunque scriva la storia della propria vita non può che interrogarsi sul tema della lingua. Del suo apprendimento, della sua elaborazione letteraria, del suo uso quotidiano. Da Giovanbattista Vico a Pietro Giannone, da Carlo Gozzi a Carlo Goldoni, da Vittorio Alfieri a Lorenzo Da Ponte, alcuni fra i protagonisti della cultura italiana dell’età dei Lumi lasciano, nelle loro autobiografie, le tracce di una riflessione su un italiano spesso faticosamente conquistato, in una difficile negoziazione col retaggio dei dialetti e con l’egemonia di lingue straniere come il francese e l’inglese. Non sempre il rapporto fra posizioni teoriche e pratica di scrittura è coerente; e non sempre è limpido: in questo libro, entrambi gli aspetti vengono esaminati concentrandosi su un genere letterario e indagando aspetti poco noti di quella che, in un periodo altrove già ricco di pregevole narrativa romanzesca, fu in Italia la migliore manifestazione della prosa.
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