Nonostante Friedrich Schiller sia spesso letto soltanto in chiave idealistica, già i suoi scritti giovanili e in particolare le sue "Disserationsschriften" in medicina, con cui il futuro autore drammatico riesce finalmente a concludere la sofferta carriera all’accademia militare del suo sovrano Carl Eugen, dimostrano quanto Schiller sia stato attento e interessato ai discorsi scientifici sulla natura dell’uomo della sua epoca i quali spesso si ispiravano ancora a modelli materialistici. Cogliendo le indicazioni meno meccanicistiche e più “platoniche” dei suoi maestri, Schiller elabora una propria concezione antropologica assai originale in quanto non esita a sfruttare le metafore offerte dalla visione del materialismo che in sostanza vede l’uomo semplicemente come “macchina”, insiste, però, su un insormontabile dualismo e sinergismo tra “corpo” e “spirito”. L’articolo qui proposto cerca di illustrare che l’antropologia del giovane Schiller non solo si basa praticamente "ante litteram" già su una riflessione di portata trascendentale, in quanto riflette sulle condizioni delle possibilità della autorealisazione dell’uomo, ma propone allo stesso tempo un modello empirico più “libero” dell’interazione reale tra materia e spirito. Dall’analisi dell’antropologia proposta da Schiller emerge che egli in questo modo anticipa le accese discussioni attuali attorno alla “philosophy of mind”, rifiutando evidentemente l'approccio fondamentalmente deterministico per proporre, invece, delle ipotesi neurologiche e fisiologiche che possano garantire una prospettiva non meramente materialistica. Risulta, poi, sorprendente quanto Schiller riesca fin dall’inizio a illustrare questa sua antropologia la quale, alla fine, include la convinzione che l'esistenza dell’uomo possa trascendere la forma di vita che conosciamo, anche nei suoi lavori artistici e quanto, nella sua posizione, sembra trovarsi in affinità con Georg Christoph Lichtenberg, un altro pensatore tedesco di altissimo ingegno scientifico, forse, meno sospetto di smisurati slanci metafisici dello stesso Schiller.

"Geistiges Vergnügen befördert das Wohl der Maschine": Schiller über das Verhältnis des Menschen zu seiner "thierischen Natur"

FABER, Beatrix Ursula Betti
2012-01-01

Abstract

Nonostante Friedrich Schiller sia spesso letto soltanto in chiave idealistica, già i suoi scritti giovanili e in particolare le sue "Disserationsschriften" in medicina, con cui il futuro autore drammatico riesce finalmente a concludere la sofferta carriera all’accademia militare del suo sovrano Carl Eugen, dimostrano quanto Schiller sia stato attento e interessato ai discorsi scientifici sulla natura dell’uomo della sua epoca i quali spesso si ispiravano ancora a modelli materialistici. Cogliendo le indicazioni meno meccanicistiche e più “platoniche” dei suoi maestri, Schiller elabora una propria concezione antropologica assai originale in quanto non esita a sfruttare le metafore offerte dalla visione del materialismo che in sostanza vede l’uomo semplicemente come “macchina”, insiste, però, su un insormontabile dualismo e sinergismo tra “corpo” e “spirito”. L’articolo qui proposto cerca di illustrare che l’antropologia del giovane Schiller non solo si basa praticamente "ante litteram" già su una riflessione di portata trascendentale, in quanto riflette sulle condizioni delle possibilità della autorealisazione dell’uomo, ma propone allo stesso tempo un modello empirico più “libero” dell’interazione reale tra materia e spirito. Dall’analisi dell’antropologia proposta da Schiller emerge che egli in questo modo anticipa le accese discussioni attuali attorno alla “philosophy of mind”, rifiutando evidentemente l'approccio fondamentalmente deterministico per proporre, invece, delle ipotesi neurologiche e fisiologiche che possano garantire una prospettiva non meramente materialistica. Risulta, poi, sorprendente quanto Schiller riesca fin dall’inizio a illustrare questa sua antropologia la quale, alla fine, include la convinzione che l'esistenza dell’uomo possa trascendere la forma di vita che conosciamo, anche nei suoi lavori artistici e quanto, nella sua posizione, sembra trovarsi in affinità con Georg Christoph Lichtenberg, un altro pensatore tedesco di altissimo ingegno scientifico, forse, meno sospetto di smisurati slanci metafisici dello stesso Schiller.
2012
Lichtenberg-Jahrbuch 2011
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