Steso nel corso del quinto centenario della nascita del grande architetto rinascimentale, il volume allinea e ragiona, in modi volutamente anti-accademici, alcuni tratti essenziali della figura e della ricerca di Palladio. Per un verso vi si condensano quasi trent'anni di ricerche precedenti, dai saggi del 1980 alla monografia del 1983, ai successivi contributi sulla curiosa “memoria” della lezione palladiana nella cultura sette e ottocentesca. Per un altro gli esiti di quelle indagini vengono riorientati su due snodi prevalenti: il primo affronta alcuni elementi di scoperta incongruità del trattato palladiano (almeno sul piano della verità biografica e del riscontro documentario), evidenziando tuttavia come le “bugie” di Andrea configurino in realtà una precisa strategia di trasmissione al futuro di un'esperienza teorica e costruttiva inconsueta e originale, strategia che risulterà poi coronata dal successo oltre ogni auspicata prevedibilità, sancendo l'internazionale consacrazione dell'architetto padovano. Il secondo affronta una ricognizione delle dinamiche interne e profonde della formazione dell'architetto, sottolineandone le matrici profonde di cui si impadronì interagendo con le sue tre patrie (Padova, Vicenza, Venezia). Si tratta dunque, in sostanza, di un'agile ”introduzione” al pensiero e al procedere palladiano, che ha voluto distanziarsi esplicitamente da certi vuoti trionfalismi delle recenti celebrazioni centenarie per offrire ai lettori almeno parte della permanente complessità della personalità di un grande artista.

in arte Palladio.Tre brevi lezioni e qualche personale ricordo sul maggiore architetto veneto di ogni tempo

BARBIERI, Giuseppe
2008-01-01

Abstract

Steso nel corso del quinto centenario della nascita del grande architetto rinascimentale, il volume allinea e ragiona, in modi volutamente anti-accademici, alcuni tratti essenziali della figura e della ricerca di Palladio. Per un verso vi si condensano quasi trent'anni di ricerche precedenti, dai saggi del 1980 alla monografia del 1983, ai successivi contributi sulla curiosa “memoria” della lezione palladiana nella cultura sette e ottocentesca. Per un altro gli esiti di quelle indagini vengono riorientati su due snodi prevalenti: il primo affronta alcuni elementi di scoperta incongruità del trattato palladiano (almeno sul piano della verità biografica e del riscontro documentario), evidenziando tuttavia come le “bugie” di Andrea configurino in realtà una precisa strategia di trasmissione al futuro di un'esperienza teorica e costruttiva inconsueta e originale, strategia che risulterà poi coronata dal successo oltre ogni auspicata prevedibilità, sancendo l'internazionale consacrazione dell'architetto padovano. Il secondo affronta una ricognizione delle dinamiche interne e profonde della formazione dell'architetto, sottolineandone le matrici profonde di cui si impadronì interagendo con le sue tre patrie (Padova, Vicenza, Venezia). Si tratta dunque, in sostanza, di un'agile ”introduzione” al pensiero e al procedere palladiano, che ha voluto distanziarsi esplicitamente da certi vuoti trionfalismi delle recenti celebrazioni centenarie per offrire ai lettori almeno parte della permanente complessità della personalità di un grande artista.
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