Il codice in commento, come noto, disciplina i “contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”, intervenendo in “ambiti di legislazione che non integrano una vera e propria materia, ma si qualificano a seconda dell’oggetto al quale afferiscono e pertanto possono essere ascritti di volta in volta a potestà legislative esclusive dello Stato ovvero a potestà legislative concorrenti” (così C. Cost. 303/2003), se non anche a potestà esclusive residuali delle Regioni. E’ questo, del riparto di potestà legislative tra Stato e Regioni, il profilo di maggior criticità del codice. La problematica trae origine, da un lato, dalla non menzione nell’articolo 117 della Costituzione della “materia” dei contratti pubblici, dall’altro dalla autoqualificazione operata dal d. lgs. 163/2006 nel ritagliare all’articolo 4, comma 2, cinque ambiti di asserita potestà legislativa concorrente ed al successivo comma 3 ben diciassette ambiti di potestà esclusiva statale. La centralità della problematica impone, dunque, all’interprete di offrire una lettura costruttiva e non distruttiva del disposto dell’articolo 4 ossia di offrire agli operatori l’interpretazione conforme a Costituzione della norma, nell’attesa che tra un anno la Corte Costituzionale si pronunci sul punto e ferma restando la facoltà del Governo di adattare nel biennio successivo all’entrata in vigore del codice auspicabili decreti correttivi, come disposto dall’art. 25, comma 3, della legge delega 18 aprile 2005, n. 62. In tal senso fondamentale si profila da un lato ricostruire brevemente gli insegnamenti offerti dal Giudice delle leggi in tema di riparto di potestà legislativa nel settore dei contratti pubblici, e ciò al fine di operare un lettura dell’articolo 4 conforme all’articolo 117 della Costituzione, dall’altro, e non meno fondamentale, evidenziare i limiti che la legge delega ha imposto al legislatore delegato, al fine di operare una lettura del medesimo articolo 4 conforme ai dettati dell’articolo 76 della Costituzione.

Il nuovo codice dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Il riparto di potestà legislativa tra Stato e Regioni

DE BENETTI, Cristina
2006-01-01

Abstract

Il codice in commento, come noto, disciplina i “contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”, intervenendo in “ambiti di legislazione che non integrano una vera e propria materia, ma si qualificano a seconda dell’oggetto al quale afferiscono e pertanto possono essere ascritti di volta in volta a potestà legislative esclusive dello Stato ovvero a potestà legislative concorrenti” (così C. Cost. 303/2003), se non anche a potestà esclusive residuali delle Regioni. E’ questo, del riparto di potestà legislative tra Stato e Regioni, il profilo di maggior criticità del codice. La problematica trae origine, da un lato, dalla non menzione nell’articolo 117 della Costituzione della “materia” dei contratti pubblici, dall’altro dalla autoqualificazione operata dal d. lgs. 163/2006 nel ritagliare all’articolo 4, comma 2, cinque ambiti di asserita potestà legislativa concorrente ed al successivo comma 3 ben diciassette ambiti di potestà esclusiva statale. La centralità della problematica impone, dunque, all’interprete di offrire una lettura costruttiva e non distruttiva del disposto dell’articolo 4 ossia di offrire agli operatori l’interpretazione conforme a Costituzione della norma, nell’attesa che tra un anno la Corte Costituzionale si pronunci sul punto e ferma restando la facoltà del Governo di adattare nel biennio successivo all’entrata in vigore del codice auspicabili decreti correttivi, come disposto dall’art. 25, comma 3, della legge delega 18 aprile 2005, n. 62. In tal senso fondamentale si profila da un lato ricostruire brevemente gli insegnamenti offerti dal Giudice delle leggi in tema di riparto di potestà legislativa nel settore dei contratti pubblici, e ciò al fine di operare un lettura dell’articolo 4 conforme all’articolo 117 della Costituzione, dall’altro, e non meno fondamentale, evidenziare i limiti che la legge delega ha imposto al legislatore delegato, al fine di operare una lettura del medesimo articolo 4 conforme ai dettati dell’articolo 76 della Costituzione.
2006
12
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