L’Italia ha manifestato, in quest’ultimo dopoguerra, un dinamismo economico molto significativo specie per quanto riguarda l’industria manifatturiera, ed ora, ben integrata nell’U.E., si presenta come potenza economica mondiale. Dinamismo innegabile che, però, non si è presentato con le stesse modalità sull’intero territorio nazionale: è per questo che si vogliono verificare i modi e la distribuzione territoriale di quella crescita. In altre parole, si vuole analizzare quali vie sono state seguite da uno dei principali motori di tale dinamismo: l’industrializzazione. Se questa ha investito l’intero Paese, oppure è rimasta circoscritta in alcune aree; se è avvenuta per decentramento, quindi per moltiplicazione dei poli; se si sia diffusa a seguito di spinte locali più o meno indotte da fattori esterni. Al caso nazionale, preso come punto di riferimento, si affianca l’analisi dell’area Veneto-Friuli in quanto rappresenta un caso emblematico della logica dello sviluppo industriale di questo secondo dopoguerra. Si tratta di due regioni passate da una dominanza rurale, con pochi e circoscritti poli industriali, ad un dinamismo industriale legato alla logica dei Distretti Industriali. Per meglio comprendere questa dinamica territoriale gli ultimi cinquant’anni di storia industriale italiana sono stati suddivisi in sei fasi: la ricostruzione (1945–1951); verso il miracolo economico (1951–1961); dal boom alle lotte sindacali ed alla ristrutturazione (1961–1971); la modernizzazione la normalizzazione (1971–1981); i modelli locali di sviluppo (1981–1991); i mutamenti politici e l’internazionalizzazione dei distretti industriali (1991–anni duemila). La scansione temporale adottata fa chiaro riferimento a quella definita da Augusto Graziani, la cui opera ha sempre rappresentato il più significativo trattato di storia dell’industrializzazione italiana del secondo dopoguerra. E’ ovvio che la periodizzazione adottata da Graziani è strettamente legata alle fasi dei cicli economici misurati su dati nazionali aggregati. Per un’analisi di tipo territoriale come questa si deve invece disporre ed operare con dati aventi una disaggregazione territoriale ben più fine (provinciale o comunale): è stato di conseguenza necessario appoggiarsi alle rilevazioni censuarie decennali. La “scansione censuaria decennale” non è poi molto distante dalle sequenze cicliche della nostra economia, tenendo anche presente che la “periodizzazione economica” di Graziani presenta punti d’inizio/fine molto prossimi proprio alle date censuarie. Per questo, adottando come punti d’inizio/fine le date censuarie, si è mantenuta sia la denominazione che la scansione confortati in questo anche dalla considerazione di Mario Arcelli che afferma: “la divisione in decenni sta a significare, più che intervalli temporali ben delimitati, diverse filosofie di governo caratteristiche delle varie fasi storiche”

La geografia dell’industrializzazione nel secondo dopoguerra. La situazione nazionale e il caso veneto-friulano

LANDO, Fabio
2009-01-01

Abstract

L’Italia ha manifestato, in quest’ultimo dopoguerra, un dinamismo economico molto significativo specie per quanto riguarda l’industria manifatturiera, ed ora, ben integrata nell’U.E., si presenta come potenza economica mondiale. Dinamismo innegabile che, però, non si è presentato con le stesse modalità sull’intero territorio nazionale: è per questo che si vogliono verificare i modi e la distribuzione territoriale di quella crescita. In altre parole, si vuole analizzare quali vie sono state seguite da uno dei principali motori di tale dinamismo: l’industrializzazione. Se questa ha investito l’intero Paese, oppure è rimasta circoscritta in alcune aree; se è avvenuta per decentramento, quindi per moltiplicazione dei poli; se si sia diffusa a seguito di spinte locali più o meno indotte da fattori esterni. Al caso nazionale, preso come punto di riferimento, si affianca l’analisi dell’area Veneto-Friuli in quanto rappresenta un caso emblematico della logica dello sviluppo industriale di questo secondo dopoguerra. Si tratta di due regioni passate da una dominanza rurale, con pochi e circoscritti poli industriali, ad un dinamismo industriale legato alla logica dei Distretti Industriali. Per meglio comprendere questa dinamica territoriale gli ultimi cinquant’anni di storia industriale italiana sono stati suddivisi in sei fasi: la ricostruzione (1945–1951); verso il miracolo economico (1951–1961); dal boom alle lotte sindacali ed alla ristrutturazione (1961–1971); la modernizzazione la normalizzazione (1971–1981); i modelli locali di sviluppo (1981–1991); i mutamenti politici e l’internazionalizzazione dei distretti industriali (1991–anni duemila). La scansione temporale adottata fa chiaro riferimento a quella definita da Augusto Graziani, la cui opera ha sempre rappresentato il più significativo trattato di storia dell’industrializzazione italiana del secondo dopoguerra. E’ ovvio che la periodizzazione adottata da Graziani è strettamente legata alle fasi dei cicli economici misurati su dati nazionali aggregati. Per un’analisi di tipo territoriale come questa si deve invece disporre ed operare con dati aventi una disaggregazione territoriale ben più fine (provinciale o comunale): è stato di conseguenza necessario appoggiarsi alle rilevazioni censuarie decennali. La “scansione censuaria decennale” non è poi molto distante dalle sequenze cicliche della nostra economia, tenendo anche presente che la “periodizzazione economica” di Graziani presenta punti d’inizio/fine molto prossimi proprio alle date censuarie. Per questo, adottando come punti d’inizio/fine le date censuarie, si è mantenuta sia la denominazione che la scansione confortati in questo anche dalla considerazione di Mario Arcelli che afferma: “la divisione in decenni sta a significare, più che intervalli temporali ben delimitati, diverse filosofie di governo caratteristiche delle varie fasi storiche”
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